A un mese dall’omicidio di Vincenzo Ruggiero: alla ricerca della verità

by Matilde Donnarumma
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vincenzo ruggiero

La cronaca

Un pool di eccezione, quello nominato dal procuratore di Napoli Nord Francesco Greco, ha il compito di fare chiarezza sull’intricata vicenda in cui, la notte del 7 luglio, Vincenzo Ruggiero, un ragazzo di soli 25 anni, ha perso la vita ucciso con premeditazione da Ciro Guarente che, con un’inaudita violenza, ha cercato di cancellare le prove nascondendo il suo corpo in un garage a Ponticelli.

Il pool dei super-periti

Dopo la nomina del medico Antonio Palmieri e del tecnico Carmine Testa – indicati dallo stesso procuratore Francesco Greco con il compito di eseguire l’esame esterno del cadavere e l’ispezione del telefono cellulare dell’assassino – sono tre i super periti che, il 6 agosto,hanno avuto l’incarico di analizzare e rispondere agli innumerevoli quesiti per ricostruire questa assurda vicenda.

Questo è il pool di super periti che avrà il compito di ricostruire l’esatta dinamica di questo delitto che ha sconcertato l’opinione pubblica,si tratta del perito balistico Claudio De Matthaeis; l’antropologo forense Maurizio Cusimano, per il prelievo del Dna; e dello scienziato Ciro Di Nunzio, quest’ultimo ha studiato il caso della mistica Natuzza con le stigmate e il caso “Cogne bis”.

In seguito all’autopsia effettuata, dal 2 agosto, su quello che resta del corpo mutilato di Vincenzo Ruggiero, il medico legale ha stabilito che il 25enne sarebbe stato ucciso con due colpi di pistola al petto.

Un altro passo è stato fatto, l’esperto di balistica Claudio De Matthaeis ha recuperato il calibro delle ogive ritrovate nel torace di Vincenzoche corrispondono ad una pistola calibro 22, rimane da rintracciare la pistola alla comparazione.

L’arma del delitto non è stata ancora ritrovata, e in base a questo particolare mancante, numerosi sono i quesiti a cui stanno lavorando i carabinieri di Aversa, guidati dal maggiore Antonio Forte, diretti dal tenente Flavio Annunziata e coordinati dalla Procura di Napoli Nord:”Ciro Guarente avrebbe comprato la pistola al mercato nero? Dove è l’arma del delitto? E dove l’ha reperita Guarente? E quanto tempoprima di uccidere Vincenzo l’avrebbe comprata, sparandogli i due fatali colpi al petto?”

Le armi di contrabbando, business curato integralmente dalla criminalità organizzata, vengono spesso utilizzate per altri delitti o reati e potrebbe essere questo il caso.

Rinvenute altre parti del corpo

Grazie ad ulteriori e più approfonditi scavi, effettuati il 3 agosto, i carabinieri di Aversa che conducono le indagini, insieme ai colleghi delRis (la scientifica dell’Arma), nel garage di Ponticelli, nel quale il corpo di Vincenzo era stato ritrovato fatto a pezzi, cosparso di acido cloridrico e interrato nel cemento, hanno rinvenuto altri resti del copro di Vincenzo: parti della mano sinistra e dita della vittima, ma mancano ancora parte dell’avambraccio sinistro e della testa.

I misteri degli spostamenti di Guarente

Ma oltre a ricostruire le azioni di efferatezza di Guarente su Vincenzo, e a smantellare i suoi vani tentativi di depistaggio, bisogna risolvere imisteri sui suoi spostamenti.

Gli spostamenti di Guarente sono stati ricostruiti dai carabinieri attraverso le celle telefoniche agganciate dal suo cellulare e grazie alleimmagini registrate dalla telecamera (le stesse immagini che, il 29 luglio, portarono al suo arresto), posizionata di fronte alla casa in cui, il 7 luglio, Ciro Guarente attendeva il ritorno a casa di Vincenzo.

Guarente entra in quella casa di via Boccaccio ad Aversa alle 15. Alle 18 torna a casa Vincenzo che aveva terminato il turno di lavoro nello store Carpisa del centro commerciale Campania. Cosa ha fatto il Guarente in quella casa dalle 15 alle 18?

Dalle 18, momento in cui Vincenzo è entrato in casa non è mai più uscito.

Guarente, invece, si allontana per tre volte: alle 21, a mezzanotte e alle 4 del mattino.

Alle 20, dunque, vittima e carnefice erano entrambi in casa. Se Vincenzo fosse ancora vivo, al momento non è possibile dirlo.

Ma, da quel momento, Guarente, fingendosi Vincenzo ha utilizzato il suo cellulare per inviare dei messaggi.

La sera della sua scomparsa Vincenzo sarebbe dovuto andare ad un appuntamento col suo amico Francesco Aliberti Giuliani per festeggiare la sua promozione lavorativa al negozio Carpisa come “sales assistant”, era felicissimo di questa promozione, ed aveva appuntamento col suo amico a piazza Carlo III.

Gli sms

L’sms, inviato alle 20.04 del 7 luglio, era: «Ho avuto un contrattempo al lavoro, ti raggiungo dopo, amica», con quella «c» che ha tradito l’assassino.

Infatti i due amici erano soliti utilizzare scherzosamente la parola “amika” con la “k” e non con la “c” come aveva fatto erroneamente Guarente.

Ma Vincenzo dal lavoro era tornato alle 18 e alle 20 era già in balìa del suo carnefice.

Soltanto quando di Vincenzo non c’era più alcuna traccia, il suo amico ha collegato quella anomalia in chat, con quanto stava accadendo. Solo successivamente, l’amico di Vincenzo ha capito che quella sera aveva inconsapevolmente parlato con l’assassino del suo amico.

Dettaglio che ha colpito subito Francesco, tanto da segnalarlo agli inquirenti e ad avanzare i primi dubbi sull’allontanamento volontario del caro amico.

Ma non è tutto. Per i successivi dieci giorni il telefono di Vincenzo non è stato muto. Squillava, così dicono i suoi amici. Uno squillo, poi la chiamata veniva interrotta. Solo a partire dal decimo giorno dalla sua scomparsa, chiamando il numero di Vincenzo attaccava subito la segreteria telefonica.

Il piano di Guarente, dunque, era quello di non far sospettare e far credere a tutti che Vincenzo fosse ancora vivo.

Di quel cellulare oggi si è persa ogni traccia. Come anche i vestiti e le scarpe di Vincenzo, che Guarente getta dentro alcune valigie e porta via da via Boccaccio tra le 21 e la mezzanotte di quella sera.

Infatti, passano altre tre ore e alle 21 la telecamera posizionata di fronte l’appartamento riprende Ciro Guarente che esce con delle valigie.

Il suo smartphone aggancia le celle del Litorale Domitio dove probabilmente si disfa degli effetti personali di Vincenzo così da far credere ad un allontanamento volontario.

mezzanotte ritorna nell’appartamento di Aversa e nel frattempo mantiene i contatti telefonici e attraverso sms con il suo presunto complice.

Esce poi di casa verso le 4 del mattino dell’8 luglio, come testimoniano i frame dei video acquisiti dalla procura, con un grosso sacco.

L’unica cosa certa è che all’interno c’è il corpo del giovane Vincenzo che carica nel cofano della macchina. E da lì si dirige a Ponticelli, così come confermato dal suo cellulare.

Vincenzo Ruggiero

Vincenzo Ruggiero

La notte dell’omicidio: i depistaggi e il suo presunto complice

La Procura di Napoli Nord sta indagando anche sul presunto complice, la persona che ha ricevuto telefonate e messaggi da Guarente la notte dell’omicidio e che potrebbe esser stato colui che lo ha aiutato a disfarsi del corpo di Vincenzo.

“La tempistica e lo stile, gli sms inviati dal Guarente lasciano pensare a continui tentativi di depistaggio”, questo è anche quanto sostiene la difesa della famiglia di Vincenzo Ruggiero: l’avvocato Luca Cerchia e la criminologa Alessandra Sansone che assistono la famiglia di Vincenzo nelle indagini difensive.

“Esiste un messaggio inviato a quell’ora, mentre – con ogni probabilità – il tragico incontro tra Vincenzo e Ciro Guarente, che lo ha ammazzato, era già avvenuto”.

La criminologa Alessandra Sansone ritiene che lo scambio di messaggi tra Vincenzo e Francesco facesse uso di uno “slang smart”, cosa che non si riscontra nell’ultimo sms. “Per noi quel messaggio è stato inviato dopo l’omicidio, con lo scopo di depistare gli inquirenti già da subito” conclude la Sansone.

Sarà la scienza forense e le indagini dei Carabinieri di Aversa diretti dal Maggiore Antonio Forte e dal tenente Flavio Annunziata, coordinati dal procuratore di Napoli Nord Francesco Greco e il pm Vittoria Petronella, a cercare di colmare i silenzi dell’omicida.

Guarente, infatti, avvalendosi della facoltà di non rispondere davanti al gip, si è barricato nel mutismo dal giorno 29 luglio in cui, incastrato dalla telecamera di videosorveglianza, è stato arrestato e condotto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) con l’accusa di omicidio volontario aggravato ed occultamento di cadavere. A cui è stata contestata l’aggravante della premeditazione.

Si tratterebbe, quindi di delitto premeditato, e non di raptus di gelosia come, in base alla sua unica confessione di quel giorno, voleva far credere. Il fermo è stato convalidato ed è stata emessa ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Gli inquirenti comunque credono poco verosimile che Ciro Guarente abbia fatto tutto da solo, tenuto conto soprattutto delle modalità di occultamento del cadavere.

A tal proposito, in base alle indagini sarebbe emerso che, giorni prima l’omicidio, Guarente avrebbe cercato su Google: “Come far sparire un cadavere”, ricerca forse fatta, insieme al suo presunto complice.

Intanto, il 5 agosto, il cellulare del Guarente è stato inviato a degli esperti per analisi più approfondite con lo scopo di trovare tracce che potrebbero essere state cancellato nei giorni successivi al delitto.

Per gli inquirenti sarebbe stato un omicidio ampiamente premeditato dettato dall’invidia.

A proposito del rapporto tra Guarente e Vincenzo, Alessandra Barone, miss trans Europa, ha scritto una missiva a Cronache della Campania, in cui racconta un episodio di violenza del killer verso la vittima: “Ricordo ancora quella sera del  2015 quando Guarente piombò nella casa di Heven minacciandoci e schiaffeggiando Vincenzo. Quella sera è intervenuta la polizia, e chissà, forse le cose potevano andare diversamente”.

Questa dichiarazione offre agli inquirenti un’importante conferma a quella che già era una pista da tempo seguita, non solo verso la premeditazione di questo aberrante ed efferato delitto, ma anche che il Guarente soffrisse, ormai da tempo, di invidia della personalità solare e piena di vita della vittima, del ragazzo semplice e delle sue tante infinite qualità.

Con ogni probabilità amici e conoscenti preferivano la presenza di Vincenzo a quella di Ciro e questo avrebbe scatenato la folle vendetta dell’assassino.

L’omicida avrebbe fatto di tutto per distruggere definitivamente ogni parte di Vincenzo.

Le indagini intanto continuano non solo dal punto di vista scientifico e tecnico ma anche ascoltando amici, parenti e conoscenti di Vincenzo e di Ciro.

Vincenzo Ruggiero

Dalla dolorosa e tragica scomparsa di Vincenzo Ruggiero ucciso con atroce freddezza e senza il minimo risentimento sono innumerevoli i colpi di scena che si sono susseguiti, giorno dopo giorno, ed hanno attanagliato e sconvolto la sensibilità di quanti lo conoscevano ed amavano e di quanti, attraverso le testimonianze e i ricordi a lui legati, lo hanno comunque amato.

La solidarietà

Fiaccolata organizzata dal quartiere Ponticelli

A proposito delle dimostrazioni di amore per Vincenzo, sabato sera, 5 agosto 2017, si è tenuta la fiaccolata organizzata dagli abitanti di Ponticelli, migliaia le persone che hanno partecipato per testimoniare ancora chi era Vincenzo e per chiedere giustizia.

(video realizzato da Officine Video)

Tra tanti striscioni: “Vincenzo un angelo tra cielo e terra. Ponticelli”.

Un quartiere che ha scelto di scendere in strada per ricordare Vincenzo Ruggiero, un quartiere che da una settimana vive sotto-choc, cheprende una posizione dura e irremovibile contro Ciro Guarente, quel feroce assassino, quel mostro. Ponticelli lo ha ripudiato e lo disprezza. Nessuno, neanche minimamente, accenna a “giustificarlo”. I giudizi più severi, fioccano proprio dalla comunità ponticellese che non perdona a Guarente la sua disumana ferocia.

Una fiaccolata alla quale ha partecipato anche la famiglia della giovane vittima.

La madre Maria Esposito in ricordo di Vincenzo ha voluto precisare alle migliaia di persone tutte visibilmente commosse: “Vincenzo non ha mai fatto del male a nessuno, gli ho sempre insegnato il rispetto delle cose, non fare ciò che non vuoi essere fatto, ai miei figli questo ho insegnato”.

E poi, rilasciando alcune dichiarazioni alla stampa presente, parlando dell’assassino che si ostina a non dire dove sono le parti mancanti del corpo di Vincenzo, ha dichiarato: “quello che sta facendo è pura cattiveria, ormai la condanna che avrà quella è, il fatto che non voglia parlare è pura cattiveria”.

Esprime il suo desiderio di: “poter avere tutto mio figlio, non solo una parte”, affinché possa darle la pace di celebrarlo e portarlo a casa.

Chiede giustizia per Vincenzo ed aggiunge: “Dio solo sa come ricompensare questo mostro” alla domanda se il colpevole fosse più di uno, risponde: “Mostri, mostro, per il momento non lo so, però una persona mingherlina che abbia tutta questa forza non so da dove l’abbia presa”.

Ringrazia tutti per l’amore dimostrato a suo figlio ed aggiunge: “era un angelo, cresciuto con tutti i principi di questo mondo, sani, sani!”.

Durante la fiaccolata si è assistito a molte scene di commozione, una tra le tante quella struggente del proprietario del garage, sconvolto,in lacrime, disperato, incredulo, distrutto dall’orrore non faceva altro che ripetere con tutta la rabbia inveendo contro Ruggiero ripeteva:“Cosa è stato capace di fare!, cosa è stato capace di fare!”.

I messaggi del vescovo di Aversa Angelo Spinillo

In questa atroce vicenda, il 10 agosto, il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, ha voluto lanciare un appello con fede a Ciro Guarente in cui gli manda questo messaggio: «Abbi pietà del ragazzo che hai assassinato e permetti alla sua famiglia di dargli degna sepoltura, confessa e lascia che il corpo di Vincenzo venga ricomposto».

Rivolgendosi a tutti chiarisce: “Voglio cercare di parlare al cuore e all’anima di chi ha commesso questo delitto perché possa essere capace di quell’atteggiamento di umana e cristiana pietà per la quale si va alla ricomposizione del corpo e quindi alla possibilità di offrire sepoltura degna e rispettosa di ogni persona umana nella fede cristiana”.

E per tutti quelli che potrebbero, comprensibilmente, obbiettare spiega: «Ma la pietà è un sentimento che può venire anche dopo aver sbagliato, quando ci si piega dinanzi alla realtà e si ascolta la vita umana per comprenderne la verità. Dopo un errore così grave ci si può redimere. Per questa ragione, faccio appello e chiedo a questa persona che ha compiuto un delitto così efferato di ripensare alla persona alla quale ha fatto tutto questo e alla sua famiglia».

Rivolgendosi alla famiglia di Vincenzo, il vescovo Spinillo ha rivolto un messaggio di cordoglio e di pace«Esprimo solidarietà ai genitori di Vincenzo, a tutta la sua famiglia e a coloro che gli volevano bene per l’incomprensibile quanto assurda sofferenza che debbono affrontare. Questa vicenda sia per tutta l’umanità un monito, si guardi al dolore della mamma di questo giovane colpita da un disastro terribile e si comprenda il male che le è stato fatto: ciò deve insegnare a non lasciarsi prendere dalla violenza e dall’ira».

Nell’attesa che si concludano le indagini, la madre di Vincenzo ha espresso la volontà che in occasione dei funerali vengano sventolate bandiere arcobaleno, un messaggio di condivisione alla battaglia per il riconoscimento dei diritti degli omosessuali.

A questo proposito il vescovo ha lanciato un messaggio di uguaglianza: “Nella fede annunciamo la resurrezione, si possono non condividere le scelte di un tipo di vita e un modo di vivere il proprio essere, così come la forma che gli si vuole dare, ma siamo tutti figli di Dio”.

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