L’omicidio di Vincenzo Ruggiero: la rabbia e l’infinito dolore

by Matilde Donnarumma
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Vincenzo Ruggiero

Il ritrovamento del cadavere

Incastrato dalle telecamere di sicurezza, Ciro Guarente il 29 luglio aveva raccontato di aver ucciso accidentalmente il giovane Vincenzo Ruggiero in preda ad una folle gelosia e di essersi disfatto del corpo gettandolo in mare lungo la costa di Licola.

Il piano di Ciro Guarente sarebbe stato quello di eliminare una volta per tutte quello che lui reputava erroneamente il suo rivale in amore.

Ma domenica 30 luglio le indagini sull’omicidio hanno fatto emergere un’altra ben più tragica verità: un corpo viene ritrovato, dopo accurate indagini, “inchiesta tecnica”, dai Carabinieri di Aversa in un garage, sottostante ad un edificio di edilizia popolare, e adiacente ad un autolavaggio, in via Scarpetta nella zona di Ponticelli, quartiere di Napoli Est.

Il corpo – come confermato dagli esami medici – appartiene proprio al giovane Vincenzo Ruggiero. Come riportato dall’Ansa, e in base a quanto scritto da alcuni organi di stampa locali, Vincenzo Ruggiero è stato ucciso e poi sezionato – la testa e gli arti sono stati separati dal tronco del corpo per essere seppellito più agevolmente – poi sarebbe stato cosparso di acido cloridrico e murato in un tombino nel pavimento del garage distante 50 metri dalla casa della madre di Ciro Guarente, a due passi da un bar che ha ospitato numerosi summit di camorra e da dove venne ferito il figlio di un boss che diede inizio alla faida.

Lo scenario crudele e raccapricciante

Un nascondiglio tradito dal lezzo nauseabondo di decomposizione che proveniva dall’autorimessa, tanto forte da essere avvertito dai vicini. A tradire Ciro Guarente, inoltre, la sua vettura, rimasta parcheggiata vicino alla tomba improvvisata per almeno una notte. Di delitto premeditato, e non di raptus, si sarebbe quindi trattato. Il fermo di Guarente è stato convalidato e l’uomo è stato condotto in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato. 

Il corpo era stato seppellito sotto il pavimento in un punto in rialzo rispetto al resto della pavimentazione, un punto che mostrava segni di una recente fattura col cemento, particolare che ha evidentemente indirizzato lo scavo proprio in quel punto e ha permesso di ritrovare il corpo.

familiari della vittima si sono recati sul luogo dell’occultamento ma, per evitare loro la straziante immagine del macabro ritrovamento, non è stato permesso loro di vedere i resti del povero Vincenzo Ruggero.

Solo gli approfonditi esami del medico legale hanno potuto stabilire l’identità di quella salma in avanzatissimo stato di decomposizione. L’ipotesi più accreditata è che Ciro Guarente abbia colpito alla testa Vincenzo Ruggiero con un oggetto contundente o con una mazza e poi l’abbia fatto a pezzi con una motosega. Stando a quanto si apprende mancherebbero la testa e un braccio. L’autopsia stabilirà con accuratezza le modalità di occultamento del corpo, anche se sarà difficile, per via della decomposizione, risalire alla causa della morte. Sarà comunque effettuato il test del DNA per confermare con certezza scientifica che il corpo appartiene a Vincenzo Ruggiero.

Ora si spera che il medico legale possa appurare come sia stato ucciso il giovane Vincenzo Ruggiero.

Il presunto movente

In base alla sua precedente confessione, avvenuta il 29 luglioCiro Guarente raccontava della morte di Vincenzo Ruggiero in seguito ad una semplice spinta, se ciò fosse stato vero poteva essere accusato di omicidio preterintenzionale, ma all’ombra delle recenti e macabre scoperte il fermo di Ciro Guarente è stato attualmente convalidato con l’accusa di omicidio volontario aggravato ed occultamento di cadavere. Si tratta, quindi di delitto premeditato, e non di raptus di gelosia.

In base alla sua precedente confessione di sabato 29 luglio, avvenuta dopo essere stato convocato come persona informata sui fatti dai carabinieri del reparto Territoriale di Aversa (Caserta) e dal pm della Procura di Napoli Nord  Francesco Greco e dopo una notte di interrogatorio, Ciro Guarente aveva invece spiegato agli inquirenti che c’era stata una colluttazione durante la quale Vincenzo Ruggiero aveva perso l’equilibrio battendo la testa contro un mobile appuntito della cucina, che era morto sul colpo e che a quel punto aveva deciso di far sparire i suoi effetti personali e il corpo. Sarebbe stata la gelosia che lo avrebbe attanagliato e avrebbe scatenato in lui un raptus improvviso ed una sua spinta era stata fatale per il povero Vincenzo.

Non sopportava più che, da quasi tre mesi, Vincenzo Ruggiero, attivista gay, dividesse l’appartamento di via Boccaccio di Aversa con la sua amata compagna, la trans Heven Grimaldi con la quale era legato da sette anni. Nonostante Vincenzo Ruggiero fosse un amico sincero di vecchia data di entrambi la sua gelosia non gli aveva permesso di ragionare lucidamente.

Aveva raccontato che, sapendo che Heven fosse fuori città, il pomeriggio del 7 luglio si era recato all’appartamento di via Boccaccio per parlare con Vincenzo, nell’atrio del palazzo aveva atteso il ritorno a casa di Vincenzo che non era ancora rientrato, poi erano saliti insieme per parlare, e dopo il suo raptus di gelosia incontrollato aveva visto il volto pallido di Vincenzo, aveva cercato di rianimarlo ma aveva capito che era morto e preso dal panico, aveva nascosto il corpo di Vincenzo Ruggiero in due sacchi neri, poi l’aveva nascosto in una coperta e trascinato giù.

Aveva poi deciso di far sparire il corpo gettandolo in mare lungo la costa di Licola ed insieme a lui i suoi effetti personali per simulare un allontanamento volontario dell’amico.

A costringere quella mattina Ciro Guarente ad una confessione furono le immagini che gli furono mostrate dal maggiore dei carabinieri Antonio Forte e dal tenente Flavio Annunziata delle riprese dalle telecamere di sicurezza di un negozio di tappezzeria ubicato di fronte l’abitazione di Ruggiero, dove effettivamente avvenne il delitto. Il video ritraeva proprio quando Ciro Guarente “entrava nel portone d’ingresso prima dell’arrivo dell’amico” e “dopo qualche ora” quando“ne usciva con valigie e un grosso sacco, forse contenente il corpo di Vincenzo Ruggiero”. Fu davanti a queste nuove prove che crollò. Ma, pur ammettendo l’omicidio, affermò che non aveva avuto nessuna intenzione di uccidere Vincenzo Ruggiero.

Le ricerche e gli interrogatori

Le successive ricerche protrattesi per alcuni giorni nel mare di Licola non avevano dato risultati. Tra l’altro, l’ipotesi del corpo in mare era poco credibile, in quanto le onde avrebbero riportato il corpo a riva dopo pochi giorni.

Anche questa volta le indagini hanno fatto il loro corso e portato alla scoperta del garage, i sospetti era tanti: il garage era stato affittato un giorno prima dell’omicidio da Ciro Guarente; la sua auto era stata sul posto per un intera notte; alcuni testimoni hanno ricordato di averlo visto più volte due giorni dopo l’omicidio, entrare e uscire dal garage indaffarato in operazioni sospette;il segnale del cellulare di Guarente la sera del 7 luglio, giorno dell’omicidio, porta verso il quartiere Ponticelli di Napoli e non a Licola dove egli aveva riferito di essersi liberato del cadavere; l’odore acre che saliva negli appartamenti vicini; e dopo il suo arresto le conclusioni sono balzate agli occhi di tutti.

Attualmente Ciro Guarente si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip, è detenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) per l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Vincenzo Ruggiero, 25enne attivista gay scomparso ad Aversa il 7 luglio scorso. A Guarente è stata contestata l’aggravante della premeditazioneIl fermo è stato convalidato ed è stata emessa ordinanza di custodia cautelare in carcere. Gli inquirenti comunque credono poco verosimile che Ciro Guarente abbia fatto tutto da solo, tenuto conto soprattutto delle modalità di occultamento del cadavere.

Ad occuparsi delle indagini sull’omicidio sono il procuratore di Napoli Nord Francesco Greco e il pm Vittoria Petronella.

Chi è Ciro Guarente

Ciro Guarente, 35 anni, si era arruolato nella Marina Militare nel 2003. Per aver partecipato un anno fa al Gay Pride a Napoli, la Marina Militare lo aveva declassato a ruolo di civile e impiegato in un ufficio a Roma, quindi, dipendente civile della Marina con un passato da militare. Originario di San Giorgio a Cremano, ma residente a Giugliano, Guarente da sette anni viveva per la sua compagna, la bellissima trans di origini polacche Heven Grimaldi. Stando a quanto si apprende da esponenti della comunità LGBT partenopea una coppia inseparabile, unita e solida.

Gli stessi hanno detto che la gelosia di Guarente era del tutto infondata e tra Vincenzo Ruggiero e Heven Grimaldi c’era solo una vecchia e cara amicizia senza nessun interesse di tipo sessuale e sentimentale.

L’improvvisa sparizione di Vincenzo Ruggiero, attivista gay, era stata segnalata con un appello dal presidente dell’Arcigay di Napoli Antonello Sannino e dall’intera comunità. Inizialmente tutti hanno pensato ad un allontanamento volontario di Vincenzo Ruggiero perché i suoi oggetti personali erano spariti ma, purtroppo, non era così.

La fiaccolata in Piazza Bellini per ricordare Vincenzo Ruggiero

Tutti hanno pianto la morte di Vincenzo Ruggiero.

In suo onore sabato 29 luglio a piazza Bellini alle ore 22.00 si è tenuta una fiaccolata: la comunità gay e non solo – tutti quelli che lo hanno conosciuto e lo hanno amato in modo insostituibile. Centinaia le adesioni e le dimostrazioni di affetto per l’amore che era capace di trasmettere ad ogni singola persona che Vincenzo incrociava sul suo cammino.

Vincenzo Ruggiero aveva solo 25 anni, amava ed era amato da tutti quelli che lo conoscevano, era molto attivo nella comunità LGBT. Lavorava come commesso nel centro commerciale Campania di Marcianise nel negozio di borse Carpisa: la sera della sua scomparsa, il 7 luglio, sarebbe dovuto andare ad un appuntamento col suo amico Francesco Aliberti Giuliani per festeggiare la sua promozione lavorativa al negozio Carpisa come “sales assistant”. Era felicissimo di questa promozione, lui sorrideva alla vita ed aveva una parola dolce per tutti, nessuno riusciva a spiegarsi perché fosse sparito e tutti si auguravano che stesse bene.

Tra le centinaia di testimonianze durante la fiaccolata il pensiero su Vincenzo era unanime. In tutte queste frasi e in molte altre vive il messaggio di amore di Vincenzo:

“Chi aveva avuto la fortuna di conoscerlo, conosceva la sua sincerità, la sua serietà, il suo essere sempre corretto, la sua capacità di amare in modo disinteressato, il suo altruismo”.

 

“La sua capacità di amare non ha eguali”.

 

“Si preoccupava sempre per tutti, il messaggio di amore che ha lasciato è stato forte ed unico e tutti hanno risposto con altrettante testimonianze della sua presenza”.

 

“Vincenzo Ruggiero, un’anima meravigliosa, sempre attento ai sentimenti di chi lo circondava, sempre pieno di attenzioni per tutti, sensibile, serio, leale, forse troppo severo con se stesso, ha dato sempre valore a ciò che veramente è importante per la nostra vera essenza, ha saputo vedere nel profondo dell’anima degli altri”.

 

“Lui le persone le guardava negli occhi per poter entrare nel profondo della loro anima e solo con l’unico scopo di aiutarle”.

 

“Ogni volta che mi hai guardata con i tuoi occhi meravigliosi sentivo che guardavi la mia anima”.

 

“I pettegolezzi e le cose superficiali non ti hanno mai appartenuto”.

 

“Non hai mai saputo cosa vuol dire essere presuntuoso o supponente”.

 

“Hai sempre rispettato tutti, non hai mai sottovalutato nessuno”.

 

“Sei sempre stato umile ed hai sempre vissuto le persone con animo sincero”.

 

“La sua anima è unica, speciale, importante, meravigliosa”.

 

“Grazie di tutto ciò che hai sempre fatto per noi”.

 

“Grazie perché con la tua dolcezza mi hai reso sempre più felice”.

 

“Grazie per ogni volta che ti sei preoccupato per me, non lo dimenticherò mai e mai l’avrei dimenticato”.

 

“Il ragazzo dall’animo puro da cui tutti avrebbero bisogno di imparare qualcosa”.

Anche la mamma di Vincenzo ha partecipato alla fiaccolata in onore di suo figlio, Maria Esposito, la stessa che giorni fa scrisse su Facebook:

“Come si fa a essere più crudeli? Ma che male gli ha fatto? Tu non meritavi tutto questo vita mia. Torna da me come hai fatto stanotte. Io non ci credo, mi rifiuto di crederci”.

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