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Antonio Scafuri, il calvario del giovane morto al Loreto Mare

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Ricoverato in codice rosso, alle ore 21:46 del 16 agosto, all’ospedale Loreto Mare, Antonio Scafuri di 23 anni, originario di Torre Del Greco, muore il giorno dopo il ricovero.

Durante la notte tra il il 16 e il 17 agosto, avrebbe aspettato ben quattro ore, per essere trasferito in un altro ospedale per l’esecuzione di una agio TAC, ore che sarebbero state fatali per il giovane Antonio.

Le cause della morte di Antonio sono confermate dalla denuncia presentata dal responsabile del Pronto Soccorso dell’ospedale Loreto Mare, Alfredo Pietroluongo, che è stata resa nota dal consigliere regionale della Campania, Francesco Borrelli.

Nelle prime diagnosi radiologiche all’ospedale Loreto Mare gli sarebbero state riscontrate fratture multiple al bacino e al femore e un’emoglobina in discesa, che avrebbero deposto per una grave emorragia.

Di turno in pronto soccorso c’era il primario dell’emergenza Alfredo Pietrolongo, un internista, cardiologo. Le prime cure sarebbero state prestate dal dottor Capuano. Ma ci sarebbe stato bisogno del chirurgo vascolare.

Alle ore 01:04 il ragazzo sarebbe stato poi preso in carico dal reparto di chirurgia, anche se Antonio sarebbe comunque rimasto in pronto soccorso.

A questo punto sarebbero cominciate le attese, i dubbi, gli scontri tra medici, lo scaricabarile di responsabilità. Nessuno degli infermieri avrebbe voluto farsi carico della responsabilità di accompagnare il ragazzo all’ospedale Vecchio Pellegrini dove poter fare un’arteriografia capace di individuare l’emorragia occulta che presumibilmente aveva colpito qualche arteria del bacino di Antonio.

In mancanza dell’angioTAC, nel frattempo, i medici sarebbero stati impossibilitati a poter capire su quale arteria dover intervenire: infatti, le quattro sacche di sangue che sarebbero state trasfuse d’urgenza al giovane non sarebbero servite ad assestare i suoi parametri vitali.

Il primario Pietroluongo avrebbe fatto presente al collega di guardia della Chirurgia che occorreva fare presto.

«All’1:45 – scrive Pietroluongo in una nota indirizzata alla direzione sanitaria – sono venuto a conoscenza del fatto che il paziente era in attesa da circa due ore di essere trasferito al Pellegrini per l’angioTAC. Ma non vi era accordo su quale infermiere dovesse accompagnare il paziente».

Da quel momento sarebbero partite le telefonate tra Pietroluongo e l’ispettore sanitario che in questo periodo di ferie regge l’organizzazione dell’ospedale. Si sarebbe deciso che un infermiere della sala operatoria sarebbe stato trasferito in chirurgia e da qui sarebbe partito un altro camice bianco. Nel frattempo sarebbe trascorso altro tempo.

“Alle 3:30 circa il padre del ragazzo – scrive ancora Pietroluongo – in lacrime implora di fare presto”. Pietroluongo allora avrebbe preso una decisione e disposto che un suo infermiere partisse subito con l’ambulanza rianimativa e un medico chirurgo. Ma l’ambulanza sarebbe partita comunque senza il rianimatore.

Purtroppo, l’arrivo al Vecchio Pellegrini non avrebbe cambiato la situazione: neppure l’arteriografia sarebbe riuscita a trovare l’emorragia. Antonio sarebbe tornato alle 8:00 del mattino al Loreto Mare, sarebbe tornato in rianimazione, ma, dopo aver tanto lottato per rimanere in vita, muore, dopo qualche ora, senza alcuna speranza.

La ricostruzione degli eventi nella denuncia del responsabile del Pronto Soccorso dell’ospedale Loreto Mare, Alfredo Pietroluongo

Nei dettagli della sua denuncia, il medico Alfredo Pietroluongo, afferma: «Credo che i fatti evidenzino una superficialità di comportamento ed un disprezzo per la tutela dell’utenza ancora prima dell’inosservanza ai più elementari doveri professionali. Chiedo ove mai si dovesse ravvisare una condotta omissiva di intervenire e di denunciarle alle autorità competenti».

«Dopo le indagini radiografiche e Tac, Antonio, sarebbe stato riportato in codice rosso dove i rianimatori avrebbero constatato un progressivo peggioramento delle condizioni generali ed un progressivo calo dell’emoglobina ai valori 7. Di conseguenza, si sarebbe provveduto a richiedere il sangue in urgenza».

Ricostruendo il succedersi degli eventi, alle ore 1.04 «sarebbe avvenuto il ricovero in Chirurgia con prognosi riservata ed in imminente pericolo di vita. Ciò nonostante, il paziente sarebbe rimasto in codice rosso impegnando due unità infermieristiche del Pronto Soccorso con visibile disagio per il resto delle attività dello stesso pronto soccorso, mentre, le anestesiste intervenute sarebbero rientrate in rianimazione».

Alle ore 1:45, Pietroluongo «sarebbe venuto a conoscenza del fatto che il paziente era in attesa da circa due ore di essere trasportato in un altro presidio per eseguire una angio TAC e la cosa sarebbe stata rallentata dalla mancanza di un accordo su quali infermieri avrebbero dovuto eseguire il trasferimento» di conseguenza avrebbe chiesto al medico che aveva in carico il 23enne «di provvedere ad accelerare i tempi dell’iter diagnostico anche perché il codice rosso era bloccato da circa quattro ore». Ma il medico di turno avrebbe risposto che «sapeva lui cosa doveva fare e che le cose andavano bene così».
Intanto «alle ore 3.30, il padre del ragazzo quasi in lacrime, infuriato, gli avrebbe chiesto cosa si stava aspettando, preoccupato delle condizioni del figlio che stavano peggioravano». Pietroluongo avrebbe cercato di parlare con il medico che stava seguendo il caso e sarebbe scoppiato uno scambio di accuse.

A quel punto Pietroluongo si sarebbe precipitato al Pronto soccorso chiedendo che un infermiere si offrisse volontario e raccomandando di far partire immediatamente l’ambulanza con rianimatore e chirurgo a bordo».
Il gruppo sarebbe partito «ma senza rianimatore».

Il 23enne sarebbe arrivato all’ospedale Vecchio Pellegrini: gli sarebbero state trasfuse altre tre sacche di sangue e i medici avrebbero criticato l’assenza dell’autoambulanza rianimativa, mezzo che non sarebbe stato ottenuto neanche per il ritorno al Loreto Mare dove Antonio sarebbe rientrato alle ore 8:30, in rianimazione dove poi avrebbe smesso di combattere.

L’ospedale Loreto Mare (foto di Enrico Parolisi)

La posizione dell’ASL Napoli 1

Il direttore generale della Asl Napoli 1, Mario Forlenza, annuncia che i vertici dell’Asl stanno procedendo per una indagine interna «per accertare eventuali omissioni o mancanze organizzative, ciò anche ai fini di responsabilità disciplinari. Massimo rigore. I familiari e i cittadini sappiano che è interesse primario del direttore generale e degli operatori della Asl, che sulla vicenda si faccia piena chiarezza, fino in fondo, senza guardare in faccia nessuno».

«Esprimo dolore, sgomento e rabbia per la morte del giovane di 23 anni nel presidio ospedaliero del Loreto Mare, in circostanze che, se confermate, sono inaccettabili e incompatibili in una organizzazione ospedaliera la cui priorità assoluta è salvare vite umane» afferma Mario Forlenza, sulla vicenda dell’attesa di 4 ore del giovane in codice rosso per un trasferimento in un altro ospedale, ed aggiunge: «D’intesa anche con la Regione, per l’accertamento delle responsabilità presenterò personalmente denuncia alla Procura».

Doppia inchiesta (Procura e Asl) e la task force del Ministero

Doppia inchiesta, della procura e dell’Asl, e l’arrivo della task force del ministero della salute
Il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha disposto l’invio della task force per accertare quanto accaduto.

Lo annuncia una nota del ministero della Salute, precisando che della task force fanno parte esperti dell’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), Carabinieri del Nas e ispettori del Ministero della Salute.

La versione del padre

Non riesce a darsi pace Raffaele Scafuri, il padre di Antonio, stretto dall’affetto di una famiglia, molto unita, piange e racconta quanto accaduto nelle ore che hanno preceduto la tragedia di suo figlio, di soli 23 anni, che era stato ricoverato in codice rosso dopo essere stato vittima di un grave incidente stradale avvenuto mercoledì 17 agosto nei pressi di villa Campolieto ad Ercolano.

La sera del 16 agosto, Antonio viaggiava con un suo amico a bordo della moto ed indossava il casco, si sarebbero scontrati con un auto e subito dopo l’impatto si sarebbe alzato e avrebbe parlato con il suo amico, poi le sue condizioni sarebbero improvvisamente peggiorate.

“Siamo arrivati al Loreto Mare attorno alle 21.30 e siamo stati subito assistiti. Poi mio figlio è stato posto su un lettino in attesa di effettuare l’esame utile a comprendere se vi fossero problemi ai vasi sanguigni. Infatti ci è stato detto che occorreva fare un angio TAC. Un esame che col passare delle ore non veniva eseguito. Intanto due medici avevano litigato sotto i nostri occhi: uno dei due doveva accompagnarci a fare l’angioTACIntanto Antonio moriva”, racconta in un suo sfogo il padre Raffaele: “Mio figlio è stato ammazzato. Mentre lui moriva, al pronto soccorso litigavano per decidere chi dovesse salire sull’ambulanza che doveva portare Antonio a fare una angioTAC. Su questo lettino è rimasto per ore, allora ho alzato la voce. Solo allora uno dei due si è deciso e, medici ed infermieri si sono messi d’accordo. Siamo saliti sull’ambulanza per recarci nell’area dove doveva essere effettuato l’esame.

“Dopo l’angioTAC, alle 8:00 – prosegue Raffaele Scafuri – ci hanno detto che l’esame aveva dato esiti favorevoli ma che il ragazzo sarebbe comunque stato sistemato in Rianimazione a causa delle tante fratture. Quando lo hanno salutato Antonio era lucido”.

Ma, poi, lui e la moglie, non hanno più visto in vita il figlio: ‘Ci avevano assicurato che avremmo visto Antonio verso le 13 e che gli esiti degli esami erano favorevoli” invece “Ci fu consentito di vedere nostro figlio dopo le 15 quando già era deceduto. Era freddo, segno che era morto da tempo. Poi abbiamo saputo che il ragazzo era stato colto da tre infarti. Adesso pretendiamo la verità, vogliamo la verità: chi ha ucciso nostro figlio deve pagare”.

L’esame autoptico accerterà le cause della morte. C’è grosso sgomento a Torre del Greco per la morte del giovane, la famiglia è molto conosciuta e molto stimata in città, i genitori sono titolari di un’area giochi della zona. Antonio lavorava in un negozio di barbiere, era molto conosciuto e molto apprezzato per il suo lavoro che lui faceva con tanta passione.

In queste ore sono molti i messaggi di cordoglio che stanno arrivando ai familiari del 23enne.

Il sopralluogo del consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli e del direttore generale della Asl Napoli 1, Mario Forlenza

Il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli, componente della Commissione Sanità che ha portato alla luce l’episodio, afferma: «Ringrazio il direttore generale della Asl Napoli 1, Mario Forlenza, con il quale domattina alle 10 faremo un sopralluogo nel nosocomio di via Amerigo Vespucci, per aver immediatamente disposto un’indagine interna per la verifica dei fatti. Ritengo indispensabile che si faccia chiarezza su quanto accaduto la notte tra il 16 e il 17 agosto per dare una risposta al padre di Antonio, che chiede giustizia a gran voce, e per punire severamente eventuali inadempienze da parte del personale sanitario». Borrelli sostiene: «Le parole di Raffaele Scafuri, che denuncia i medici che litigavano mentre il figlio moriva, sono di una gravità inaudita perché il Pronto Soccorso di un ospedale dovrebbe essere un porto sicuro per coloro che hanno bisogno di assistenza medica, non il teatro di contrasti e scaricabarile tra operatori sanitari. Per questo farò di tutto affinché ci sia giustizia per la famiglia di Antonio che ho sentito personalmente manifestandogli il mio dolore e il mio impegno ad andare fino in fondo». E conclude: «Il Loreto Mare – conclude il consigliere dei Verdi – è da tempo al centro di vicende vergognose come quella dei furbetti del cartellino e delle truffe alle assicurazioni con false radiografie. Dobbiamo continuare a batterci per una sanità migliore valorizzando le risorse migliori e buttando fuori le mele marce».

Una foto tratta da Facebook ritraente un felice Antonio Scafuri

Il ricordo del parroco

«Avevo visto Antonio l’ultima volta un mese fa, in occasione dei 25 anni di matrimonio dei suoi genitori. Una famiglia molto unita, alla quale va tutta la vicinanza della nostra comunità parrocchiale». A parlare è don Lorenzo Pernice, parroco della chiesa del Postiglione, frequentata anche dalla famiglia di Antonio Scafuri. «La mamma Rosaria ha una grande fede, così come il padre Raffaele» prosegue don Lorenzo. «In questo momento è giusto rispettare il silenzio affidandoci alla preghiera per il ragazzo e per la sua famiglia» aggiunge.

La nota di Federconsumatori Campania

Federconsumatori Campania si dice oltraggiata ed amareggiata da questa vicenda. In una nota il sindacato scrive: “Come Federconsumatori siamo vicini alla famiglia del povero Antonio Scafuri mettendo a disposizione anche il nostro ufficio legale. La nostra organizzazione Nazionale chiede al Governo un piano investimenti straordinario per ristabilire in Campania e in tutto il Mezzogiorno una sanità efficiente dove non accadano episodi come quello del Loreto Mare. Il Mezzogiorno non vuole una sanità di seie B e pretende investimenti e efficienza nell’interesse dei malati e dei tanti operatori sanitari che lavorano con serietà anche tra mille difficoltà. Chiediamo però anche al mondo della sanità di denunciare senza reticenze il disastro che vive ogni giorno e unirsi ai cittadini per una battaglia da intraprendere senza se e senza ma”.

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