Antonio Scafuri, il calvario del giovane morto al Loreto Mare

by Matilde Donnarumma
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Ricoverato in codice rosso, alle ore 21:46 del 16 agosto, all’ospedale Loreto Mare, Antonio Scafuri di 23 anni, originario di Torre Del Greco, muore il giorno dopo il ricovero.

Durante la notte tra il il 16 e il 17 agosto, avrebbe aspettato ben quattro ore, per essere trasferito in un altro ospedale per l’esecuzione di una agio TAC, ore che sarebbero state fatali per il giovane Antonio.

Le cause della morte di Antonio sono confermate dalla denuncia presentata dal responsabile del Pronto Soccorso dell’ospedale Loreto Mare, Alfredo Pietroluongo, che è stata resa nota dal consigliere regionale della Campania, Francesco Borrelli.

Nelle prime diagnosi radiologiche all’ospedale Loreto Mare gli sarebbero state riscontrate fratture multiple al bacino e al femore e un’emoglobina in discesa, che avrebbero deposto per una grave emorragia.

Di turno in pronto soccorso c’era il primario dell’emergenza Alfredo Pietrolongo, un internista, cardiologo. Le prime cure sarebbero state prestate dal dottor Capuano. Ma ci sarebbe stato bisogno del chirurgo vascolare.

Alle ore 01:04 il ragazzo sarebbe stato poi preso in carico dal reparto di chirurgia, anche se Antonio sarebbe comunque rimasto in pronto soccorso.

A questo punto sarebbero cominciate le attese, i dubbi, gli scontri tra medici, lo scaricabarile di responsabilità. Nessuno degli infermieri avrebbe voluto farsi carico della responsabilità di accompagnare il ragazzo all’ospedale Vecchio Pellegrini dove poter fare un’arteriografia capace di individuare l’emorragia occulta che presumibilmente aveva colpito qualche arteria del bacino di Antonio.

In mancanza dell’angioTAC, nel frattempo, i medici sarebbero stati impossibilitati a poter capire su quale arteria dover intervenire: infatti, le quattro sacche di sangue che sarebbero state trasfuse d’urgenza al giovane non sarebbero servite ad assestare i suoi parametri vitali.

Il primario Pietroluongo avrebbe fatto presente al collega di guardia della Chirurgia che occorreva fare presto.

«All’1:45 – scrive Pietroluongo in una nota indirizzata alla direzione sanitaria – sono venuto a conoscenza del fatto che il paziente era in attesa da circa due ore di essere trasferito al Pellegrini per l’angioTAC. Ma non vi era accordo su quale infermiere dovesse accompagnare il paziente».

Da quel momento sarebbero partite le telefonate tra Pietroluongo e l’ispettore sanitario che in questo periodo di ferie regge l’organizzazione dell’ospedale. Si sarebbe deciso che un infermiere della sala operatoria sarebbe stato trasferito in chirurgia e da qui sarebbe partito un altro camice bianco. Nel frattempo sarebbe trascorso altro tempo.

“Alle 3:30 circa il padre del ragazzo – scrive ancora Pietroluongo – in lacrime implora di fare presto”. Pietroluongo allora avrebbe preso una decisione e disposto che un suo infermiere partisse subito con l’ambulanza rianimativa e un medico chirurgo. Ma l’ambulanza sarebbe partita comunque senza il rianimatore.

Purtroppo, l’arrivo al Vecchio Pellegrini non avrebbe cambiato la situazione: neppure l’arteriografia sarebbe riuscita a trovare l’emorragia. Antonio sarebbe tornato alle 8:00 del mattino al Loreto Mare, sarebbe tornato in rianimazione, ma, dopo aver tanto lottato per rimanere in vita, muore, dopo qualche ora, senza alcuna speranza.

La ricostruzione degli eventi nella denuncia del responsabile del Pronto Soccorso dell’ospedale Loreto Mare, Alfredo Pietroluongo

Nei dettagli della sua denuncia, il medico Alfredo Pietroluongo, afferma: «Credo che i fatti evidenzino una superficialità di comportamento ed un disprezzo per la tutela dell’utenza ancora prima dell’inosservanza ai più elementari doveri professionali. Chiedo ove mai si dovesse ravvisare una condotta omissiva di intervenire e di denunciarle alle autorità competenti».

«Dopo le indagini radiografiche e Tac, Antonio, sarebbe stato riportato in codice rosso dove i rianimatori avrebbero constatato un progressivo peggioramento delle condizioni generali ed un progressivo calo dell’emoglobina ai valori 7. Di conseguenza, si sarebbe provveduto a richiedere il sangue in urgenza».

Ricostruendo il succedersi degli eventi, alle ore 1.04 «sarebbe avvenuto il ricovero in Chirurgia con prognosi riservata ed in imminente pericolo di vita. Ciò nonostante, il paziente sarebbe rimasto in codice rosso impegnando due unità infermieristiche del Pronto Soccorso con visibile disagio per il resto delle attività dello stesso pronto soccorso, mentre, le anestesiste intervenute sarebbero rientrate in rianimazione».

Alle ore 1:45, Pietroluongo «sarebbe venuto a conoscenza del fatto che il paziente era in attesa da circa due ore di essere trasportato in un altro presidio per eseguire una angio TAC e la cosa sarebbe stata rallentata dalla mancanza di un accordo su quali infermieri avrebbero dovuto eseguire il trasferimento» di conseguenza avrebbe chiesto al medico che aveva in carico il 23enne «di provvedere ad accelerare i tempi dell’iter diagnostico anche perché il codice rosso era bloccato da circa quattro ore». Ma il medico di turno avrebbe risposto che «sapeva lui cosa doveva fare e che le cose andavano bene così».
Intanto «alle ore 3.30, il padre del ragazzo quasi in lacrime, infuriato, gli avrebbe chiesto cosa si stava aspettando, preoccupato delle condizioni del figlio che stavano peggioravano». Pietroluongo avrebbe cercato di parlare con il medico che stava seguendo il caso e sarebbe scoppiato uno scambio di accuse.

A quel punto Pietroluongo si sarebbe precipitato al Pronto soccorso chiedendo che un infermiere si offrisse volontario e raccomandando di far partire immediatamente l’ambulanza con rianimatore e chirurgo a bordo».
Il gruppo sarebbe partito «ma senza rianimatore».

Il 23enne sarebbe arrivato all’ospedale Vecchio Pellegrini: gli sarebbero state trasfuse altre tre sacche di sangue e i medici avrebbero criticato l’assenza dell’autoambulanza rianimativa, mezzo che non sarebbe stato ottenuto neanche per il ritorno al Loreto Mare dove Antonio sarebbe rientrato alle ore 8:30, in rianimazione dove poi avrebbe smesso di combattere.

L'ospedale Loreto Mare (foto di Enrico Parolisi)

L’ospedale Loreto Mare (foto di Enrico Parolisi)

La posizione dell’ASL Napoli 1

Il direttore generale della Asl Napoli 1, Mario Forlenza, annuncia che i vertici dell’Asl stanno procedendo per una indagine interna «per accertare eventuali omissioni o mancanze organizzative, ciò anche ai fini di responsabilità disciplinari. Massimo rigore. I familiari e i cittadini sappiano che è interesse primario del direttore generale e degli operatori della Asl, che sulla vicenda si faccia piena chiarezza, fino in fondo, senza guardare in faccia nessuno».

«Esprimo dolore, sgomento e rabbia per la morte del giovane di 23 anni nel presidio ospedaliero del Loreto Mare, in circostanze che, se confermate, sono inaccettabili e incompatibili in una organizzazione ospedaliera la cui priorità assoluta è salvare vite umane» afferma Mario Forlenza, sulla vicenda dell’attesa di 4 ore del giovane in codice rosso per un trasferimento in un altro ospedale, ed aggiunge: «D’intesa anche con la Regione, per l’accertamento delle responsabilità presenterò personalmente denuncia alla Procura».

Doppia inchiesta (Procura e Asl) e la task force del Ministero

Doppia inchiesta, della procura e dell’Asl, e l’arrivo della task force del ministero della salute
Il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha disposto l’invio della task force per accertare quanto accaduto.

Lo annuncia una nota del ministero della Salute, precisando che della task force fanno parte esperti dell’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), Carabinieri del Nas e ispettori del Ministero della Salute.

La versione del padre

Non riesce a darsi pace Raffaele Scafuri, il padre di Antonio, stretto dall’affetto di una famiglia, molto unita, piange e racconta quanto accaduto nelle ore che hanno preceduto la tragedia di suo figlio, di soli 23 anni, che era stato ricoverato in codice rosso dopo essere stato vittima di un grave incidente stradale avvenuto mercoledì 17 agosto nei pressi di villa Campolieto ad Ercolano.

La sera del 16 agosto, Antonio viaggiava con un suo amico a bordo della moto ed indossava il casco, si sarebbero scontrati con un auto e subito dopo l’impatto si sarebbe alzato e avrebbe parlato con il suo amico, poi le sue condizioni sarebbero improvvisamente peggiorate.

“Siamo arrivati al Loreto Mare attorno alle 21.30 e siamo stati subito assistiti. Poi mio figlio è stato posto su un lettino in attesa di effettuare l’esame utile a comprendere se vi fossero problemi ai vasi sanguigni. Infatti ci è stato detto che occorreva fare un angio TAC. Un esame che col passare delle ore non veniva eseguito. Intanto due medici avevano litigato sotto i nostri occhi: uno dei due doveva accompagnarci a fare l’angioTACIntanto Antonio moriva”, racconta in un suo sfogo il padre Raffaele: “Mio figlio è stato ammazzato. Mentre lui moriva, al pronto soccorso litigavano per decidere chi dovesse salire sull’ambulanza che doveva portare Antonio a fare una angioTAC. Su questo lettino è rimasto per ore, allora ho alzato la voce. Solo allora uno dei due si è deciso e, medici ed infermieri si sono messi d’accordo. Siamo saliti sull’ambulanza per recarci nell’area dove doveva essere effettuato l’esame.

“Dopo l’angioTAC, alle 8:00 – prosegue Raffaele Scafuri – ci hanno detto che l’esame aveva dato esiti favorevoli ma che il ragazzo sarebbe comunque stato sistemato in Rianimazione a causa delle tante fratture. Quando lo hanno salutato Antonio era lucido”.

Ma, poi, lui e la moglie, non hanno più visto in vita il figlio: ‘Ci avevano assicurato che avremmo visto Antonio verso le 13 e che gli esiti degli esami erano favorevoli” invece “Ci fu consentito di vedere nostro figlio dopo le 15 quando già era deceduto. Era freddo, segno che era morto da tempo. Poi abbiamo saputo che il ragazzo era stato colto da tre infarti. Adesso pretendiamo la verità, vogliamo la verità: chi ha ucciso nostro figlio deve pagare”.

L’esame autoptico accerterà le cause della morte. C’è grosso sgomento a Torre del Greco per la morte del giovane, la famiglia è molto conosciuta e molto stimata in città, i genitori sono titolari di un’area giochi della zona. Antonio lavorava in un negozio di barbiere, era molto conosciuto e molto apprezzato per il suo lavoro che lui faceva con tanta passione.

In queste ore sono molti i messaggi di cordoglio che stanno arrivando ai familiari del 23enne.

Il sopralluogo del consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli e del direttore generale della Asl Napoli 1, Mario Forlenza

Il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli, componente della Commissione Sanità che ha portato alla luce l’episodio, afferma: «Ringrazio il direttore generale della Asl Napoli 1, Mario Forlenza, con il quale domattina alle 10 faremo un sopralluogo nel nosocomio di via Amerigo Vespucci, per aver immediatamente disposto un’indagine interna per la verifica dei fatti. Ritengo indispensabile che si faccia chiarezza su quanto accaduto la notte tra il 16 e il 17 agosto per dare una risposta al padre di Antonio, che chiede giustizia a gran voce, e per punire severamente eventuali inadempienze da parte del personale sanitario». Borrelli sostiene: «Le parole di Raffaele Scafuri, che denuncia i medici che litigavano mentre il figlio moriva, sono di una gravità inaudita perché il Pronto Soccorso di un ospedale dovrebbe essere un porto sicuro per coloro che hanno bisogno di assistenza medica, non il teatro di contrasti e scaricabarile tra operatori sanitari. Per questo farò di tutto affinché ci sia giustizia per la famiglia di Antonio che ho sentito personalmente manifestandogli il mio dolore e il mio impegno ad andare fino in fondo». E conclude: «Il Loreto Mare – conclude il consigliere dei Verdi – è da tempo al centro di vicende vergognose come quella dei furbetti del cartellino e delle truffe alle assicurazioni con false radiografie. Dobbiamo continuare a batterci per una sanità migliore valorizzando le risorse migliori e buttando fuori le mele marce».

Antonio Scafuri

Una foto tratta da Facebook ritraente un felice Antonio Scafuri

Il ricordo del parroco

«Avevo visto Antonio l’ultima volta un mese fa, in occasione dei 25 anni di matrimonio dei suoi genitori. Una famiglia molto unita, alla quale va tutta la vicinanza della nostra comunità parrocchiale». A parlare è don Lorenzo Pernice, parroco della chiesa del Postiglione, frequentata anche dalla famiglia di Antonio Scafuri. «La mamma Rosaria ha una grande fede, così come il padre Raffaele» prosegue don Lorenzo. «In questo momento è giusto rispettare il silenzio affidandoci alla preghiera per il ragazzo e per la sua famiglia» aggiunge.

La nota di Federconsumatori Campania

Federconsumatori Campania si dice oltraggiata ed amareggiata da questa vicenda. In una nota il sindacato scrive: “Come Federconsumatori siamo vicini alla famiglia del povero Antonio Scafuri mettendo a disposizione anche il nostro ufficio legale. La nostra organizzazione Nazionale chiede al Governo un piano investimenti straordinario per ristabilire in Campania e in tutto il Mezzogiorno una sanità efficiente dove non accadano episodi come quello del Loreto Mare. Il Mezzogiorno non vuole una sanità di seie B e pretende investimenti e efficienza nell’interesse dei malati e dei tanti operatori sanitari che lavorano con serietà anche tra mille difficoltà. Chiediamo però anche al mondo della sanità di denunciare senza reticenze il disastro che vive ogni giorno e unirsi ai cittadini per una battaglia da intraprendere senza se e senza ma”.

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9 comments

FABRIZIO BONANNO 21 Agosto 2017 - 21:14

Il vostro report è il più esaustivo di tutti e l’unico che ha senso e non si fa distrarre dai nostri tipici sentimentalismi, ‘rumours’, onanismi e lavaggi emozionali, i soliti insopportabili linguaggi vittimistici e pietosismi emotivi, o i soliti termini cliché, caratteristica della stampa italiana che a parte Il Foglio non capisce il significato e il valore semantico di fatti, persone e avvenimenti. ………………………………………………….Complimenti sentiti a MD!

1.
Un giovane che muore dopo un politrauma con fratture multiple alla pelvi e al femore 11 ore dopo ammissione in ospedale è una chiara situazione di omicidio per negligenza ed incompetenza medica astrale.
2..
E’ un chiaro caso di shock emorragico (SE) progressivo la cui progressione è stata mancata e non risolta completamente dai medici tutti! Questo è inammissibile e in nessun modo accettabile. Non ci sono scuse: la TAC, l’Arteriografia, l’ambulanza, l’ambulanza, gli infermieri accompagnatori del trasferimento, i medici rianimatori, i chirurghi, le liti, il commissariamento, sono tutti ininfluenti e fattori distraenti per operatori sanitari, amministratori, familiari e media. La verità solare è una: l’incompetenza bestiale e l’inadeguatezza nel trauma management di quel presidio. La prima cosa da dire è che un ospedale del genere dovrebbe essere chiuso e i pz mandati in ospedali vicini rinforzati di personale, servizi, con relative modalità di trasferimento e afferenze ottimalizzate in seguito alla chiusura di quell’ospedale. In un paese normale il giorno stesso del decesso sarebbero stati licenziati in tronco parecchi e i servizi smistati ad altre facilità più vicine.
3.
Lo SE era ‘severo’ progressivo e non compensato nel momento in cui le trasfusioni non hanno normalizzato la pressione e migliorato il polso. Questo quadro di per sé implica la necessità di un intervento urgente senza ‘se’ e senza ‘ma’ per fermare l’emorragia. E’ obbligatorio ed improcrastinabile. Non c’è discussione!!! Chiedere esami diagnostici ulteriori come l’Angio-TAC dimostra incompetenza e inadeguatezza per simili patologie, Le radiografie di base avevano già evidenziato fratture al bacino e al femore! In mancanza di altri siti di emorragie evidenziali all’ esame clinico al PS stesso c’era solo da capire se la maggiore fonte era il bacino o il femore. l’exitus in 11 ore suggerisce il bacino con contributo del femore. L’arteria femorale o la vena sono probabilmente da escludere vista la storia naturale del caso e il fatto che nei media non ci sono suggerimenti in quella direzione. Una lesione vascolare primari dei vasi femorali avrebbe portato al decesso molto prima non certo dopo 11 ore.
4.
Però la frattura del femore di per sé può portare a SE severo o critico per lesioni dei vasi minori o dei tessuto molli attorno al femore fratturato. Bastava stabilizzare la frattura femorale con uno splint o con trazione di chiodo e splint. L’ortopedico non è mai stato chiamato! a parte il femore poteva stabilizzare il bacino o con FE se il problema era l’osso ileo (improbabile ma non impossibile dato che di solito è la frattura dell’osso sacro che porta ad emorragie letali e difficili da trattare). In questo caso – dg si fa per esclusione con altre cause di emorragie tutte altamente sospettabili e diagnosticabili all’esame iniziale in presenza di una frattura dell’osso sacro visibile al RX addome di base. In questo case – la frattura dell’osso sacro come fonte dell’emorragia letale – si doveva usare la C-clamp una forma di FE prima di una laparotomia o di una angio-embolizzazione del vaso lacerato. Domanda: perché non è stato chiamato l’ortopedico? Che ci azzecca un medico di PS, chirurgo, rianimatore, infermiere d’accompagnamento con tali fratture?
5.
Seconda domanda? In presenza di SE progressivo ‘severo’ non compensato da lesione dei vasi dell’osso sacro perché non è stata fatta una laparotomia d’urgenza per fermare l’emorragia che poteva solo venire dai vasi iliaci interni. la laparotomia avrebbe stoppato una emorragia o poteva essere seguita se difficile o complicata, da pressione con garze grandi ed embolizzazione nella radiologia interventisytica al NP..
6.
L’embolizzazione della emorragia/e da branche (piccoli vasi) dei vasi iliaci nella radiologia vascolare del PN avrebbe dovuto evidenziare emorragie dei vasi iliaci ed embolizzarli, cioè fermarne e la perdita di sangue. strano che al PN abbiano detto ai familiari del pz che era tutto a posto e non aveva problemi!!!!!
7.
Questo apre ad altre possibilità che le fratture dell’osso sacro e/o dell’osso ileo e del femore!!!! Questo sospetto è ancora più forte dopo aver letto che il pz si è alzato dopo l’incidente. Una frattura dell’osso sacro non gliele avrebbe permesso!! Pertanto la possibilità che altre lesioni, specificamente lesioni interne che l’avrebbero ucciso in quelle 11 ore di immobilità e inazione criminale – non c’è altra definizione – è una possibilità concreta!!!!! Quindi ritorniamo al peccato originale cioè l’incompetenza e inadeguatezza di quell’ospedale!!!!!!!!!!!!
8.
L’occorrenza di IM – addirittura tre!!! – testimonia la progressione dello SE non arrestato da ‘severo’ a ‘critico’. fate attenzione che no diano la colpa agli IM e per cui i medici non potevano far nulla, poveretti!!! Gli IM sono avvenuti per la progressione della emorragia che non è stata arrestata per incompetenza. Cosa ha ucciso il pz non sono gli IM conseguenza della mancanza di sangue di ritorno al cuore ma della emorragia/e e di co non le ha arrestate!!!!! Sono i medici i responsabili non il commissariamento o chi avrebbe dovuto accompagnarlo o se l’ambulanza era equipaggiata o no!!!!! Emorragie progressive si fermano solo con l’intervento chirurgico diretto immediato non con ambulanze equipaggiate con rianimatori o meno!!!! Non avrebbe fatto alcuna differenza se l’ambulanza era equipaggiata o se c’era il rianimatore o meno. Solo l’intervento chirurgico immediato sull’origine dell’emorragia avrebbe potuto salvarlo. E quindi identificare l’origine della emorragia/e ed un controllo chirurgico immediato era ciò da fare nel giro di una massimo due ore. Entro massimo l’una del mattino si doveva già essere in sala operatoria!!!!!!!!!!!!!
9.
La lettera del Primario del PS è un patetico tentativo di scalopparsi le sue responsabilità da leader e responsabile del PS!!!! Un leader dovrebbe indicare ed essere ubbidito all’istante!!!
10.
<>
Con l’autopsia responsabilità saranno chiare, indiscutibili ed indifendibili.

Reply
Enrico Parolisi 21 Agosto 2017 - 21:38

Ti ringraziamo per i complimenti, che riportiamo integralmente a Matilde che ci ha perso l’intera mattinata per essere il più puntuale possibile! Grazie di cuore.

Reply
FABRIZIO BONANNO 22 Agosto 2017 - 18:58

Grazie. Avete un ottimo portale e dello staff con mente chiara e scrittura comprensiva, logica consequenziale ed acuta. Avete un portale brillante ed efficace e comprensivo. L’articolo di MD spiccava cospicuamente tra tutti quelli che hanno scritto sul caso. Non c’era paragone. L’articolo è stato scritto da una mente chiara e brillante.

Chiedo scusa per il linguaggio eccessivo, di rabbia con tutto quello che sento nei media. Vorrei poter dire che al posto di parole come ‘ucciso’ avrei preferito e voluto correggere con “sono responsabili”. Uccidere implica volontarietà. il termine quindi è improprio ed eccessivo, perciò sbagliato e lo ritiro. Prego di leggere “sono responsabili” al posto di “hanno ucciso”. “Responsabili” perché mancare una emorragia interna – sempre basandomi forse frettolosamente su quello che ho letto dappertutto e sentito nelle TV – e ciò ovviamente non si può applicare al caso perché si tratta ovviamente di negligenza o incompetenza risultanti nel decesso del pz.

Probabilmente chi l’ha visto al LM lo ha mandato all’AngioTAC perché pensava ad emorragie dell’osso sacro. Altrimenti non si manda uno con SE progressivo in giro per esami!!!!!!!!!!!!!!!!!! Questo è stato un’ errore fatale di decision-making.
Anche se per esempio si sospettava un trauma all’aorta toracica, l’indicazione principale per quell’esame, a meno che non stesse causando uno shock cardiogenico o emorragico contenuto intratoracico – non contenuto avrebbe ucciso il pz rapidamente e velocemente come nel caso fossero stati i vasi femorali i ‘colpevoli’ – la priorità assoluta va sempre e comunque all’arresto immediato chirurgico diretto della fonte di sanguinamento!!!!!!!!!!!!!!!! Quindi si doveva subito coinvolgere un chir cardiotor!!!! Se il pz ha camminato subito dopo l’incidente e parlava vuol dire che tutto l’ambaradan sulle fratture è stato deviante e non cruciale. Tutte le mie speculazioni dipendono sul fatto che eco add e possibilmente pure il LPD siano stati negativi e così pure la rad. toracica non ha mostrato emorragie intrapleuriche. E così di conseguenza che l’angioTAC fosse negativa per davvero. Altrimenti tutte le speculazioni prima del post-mortem sarebbero inappropriate.

Volevo fare un altro appunto di tipo culturale. Il coinvolgimento delle procure in questi casi è il fallimento solare del sistema Italia. I medici coinvolti hanno sbagliato di sicuro in qualche passo dell’iter diagnostico e del susseguente decision-making. Ma l’omicidio colposo non c’entra niente!! E’ l’ospedale in primis, e l’ODM in sincronia o indipendemente che dovrebebr ‘corregggere’ i responsabili. Non ci può essere volontarietà se no ci sono scuole di medicina post-graduate in Italia. Tutti quelli che sono dovuti andare all’estero per acquisire una professionalità valida al ritorno per una ragione o una altra non hanno mai fondato scuole vere e proprie di medicina con continuazione di insegnamenti e abilità e standard professionali trapassati da generazione a generazione. Chi ha sbagliato, e si può sbagliare in nella professione medica, era giustamente convinto o gli/le si è fatto credere di essere in grado di servire a certi livelli di responsabilita’. E’ il sistema che non prepara. e l’unico responsabile. Se l’ospedale e i ogni caso l’ODM intervenisse in questi casi invece di coprire sistematicamente e senza eccezioni i ‘peers’ – in quali casi un ODM italiano ha difeso i pz, l’etica e principalmente la professione stessa !!!!????? in tutti i paesi civili e normali sono le assicurazioni (di medici e ospedale) a pagare i danni. Solo se c’è volontarietà e conscia volontà di procurare o non prevenire consapevolmente danni ai pz, cosa c’entra la procura!!! Al LM c’è stata sicuramente inadeguatezza, incompetenza, negligenza imperdonabile da punire, ma non volontarietà.
Mi viene in mente il caso dell’ostetrica di RC di qualche anno fà. Cosa è successo?? Tutti ai domiciliari nonostante l’evidenza che alcuni avevano consapevolmente procurato danno ai pz con danni irreversibili e decessi e consapevolmente l’avevano coperto. Erano da mandare tuti in carcere a irradiati dall’ODM!!!!!!!!!!
Non ne esceremo più, se entro in una discussione o commento sulla nostra inadeguatezza italica e i nostri difetti e peccati cardinali antropologici culturali e storici.

Reply
Enrico Parolisi 23 Agosto 2017 - 8:52

La ringraziamo ancora per i complimenti, davvero. Siamo sempre fieri di veder apprezzato il nostro modo di fare un’informazione diversa – e non a parole. Per quanto riguarda le Sue considerazioni, da profani della medicina possiamo dirLe solamente che solo con l’autopsia avremo maggiori certezze sulla causa della morte. Per il momento Le suggeriamo di leggere anche l’articolo di replica del dottor Pietroluongo che trova all’indirizzo https://www.livenet.it/cronaca/caso-scafuri-pietroluongo-replica-stylo-lettera-non-diffusa-strumentalizzata/.

Reply
FABRIZIO BONANNO 28 Agosto 2017 - 12:40

CHIEDO SCUSA PER I TONI ECCESSIVI ED ASPRI DELLE PRECEDENTI DUE ESTERNAZIONI E PER ALCUNE CITAZIONI IMPROPRIE E INAPPROPRIATE, REAZIONE COMPRENSIBILE PER UNA MORTE ASSURDA ED EVITABILE.
RITIRO PERTANTO QUANTO ESPRESSO PRIMA IN QUEI MODI. TUTTAVIA……………

COME OSSERVATORE, DA ITALIANO, E COME PERSONA CHE HA AVUTO UNA CONSISTENTE ESPERIENZA VISSUTA DI TALI SITUAZIONI, DEVO CONSTATARE CON TRISTEZZA, RABBIA, PIETAS VERSO IL RAGAZZO ED EMPATIA VERSO I GENITORI DEL RAGAZZO, QUELLO CHE PER ME E’ UN CASO INDIFENDIBILE, SIA DAL PUNTO DI VISTA ETICO CHE DA QUELLO MEDICO.

SONO SICURO CHE L’AUTOPSIA E LE CONCLUSIONI DEGLI ISPETTORI DEL MS CADRANNO DENTRO IL PERIMETRO DELLE MIE CONSIDERAZIONI E OSSERVAZIONI.

DOBBIAMO QUESTO AL RAGAZZO CHE HA PERSO LA SUA VITA IN MODO GRATUITO, E AI SUOI GENITORI. IN QUESTE TRAGEDIE LA VERITA’ E’ L’UNICA FORMA DI GIUSTIZIA POSSIBILE.

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Di sicuro da quello che si evince nei media e dai testimoni della storia sono cinque i pochi punti fermi non interpretabili ad personam, cioè: i) pz visto camminare dopo incidente, ii) 7 di Emoglobina agli esami iniziali, iii) non miglioramento della pressione alle trasfusioni iniziali, iv) pz uscito dopo l’Angio-TAC dal NP alle 08.30, v) 15 ore da ammissione a decesso.

Su queste informazioni su fatti mai non messi in discussione, si possono fare due ordini di considerazioni, su cui mi assumo le mie responsabilità.
FALSITA’

Non è vero che il pz sarebbe morto in ogni caso perché gravemente ferito.

Non esistono condizioni di emorragia progressiva a livello di Shock Emorragico che non si possono trattare con intervento il più precoce possibile in un giovane sano e forte che resiste 15 ore senza intervento.

Non sono stati gli infarti miocardici, addirittura tre, a causarne la morte. Gli IM semplicemente confermano il grado di salute e forza del ragazzo e il fatto che poteva essere salvato con un intervento anche al NP da dove è uscito vero le 08.30-09.00 cioè 4 ore prima del decesso. Gli IM in quel contesto confermano anche il fatto inoppugnabile che è stata l’emorragia non arrestata a causare il decesso del pz, essendo stati causati proprio dalla mancanza di sangue in arrivo al cuore. Perciò sono epifenomeni secondari al peccato originale, non fenomeni causali principali.

Non è stato il ritardo dell’ambulanza per il trasferimento a causare il decesso del ragazzo ma ha contribuito invece il fatto che è stato mandato in giro gravissimo o e con una condizione di SE progressivo non compensato (7 di Emoglobina + non risposta alle trasfusioni di sangue e fluidi con innalzamento e normalizzazione consistente della pressione e tendenza riversa alla normalizzazione della frequenza cardiaca) che ‘per definizione e consenso’ impongono l’intervento chirurgico immediato!

Di conseguenza non è stata la mancanza di una ambulanza equipaggiata con rianimatore (un sensazionalismo tutto italiano, visto che parecchie figure professionali dovrebbero essere in grado di ‘rianimare’, e termine improprio, come lo è’ il termine ‘dirigente’ nel definire i medici ospedalieri, caso unico al mondo!). Anche con una ambulanza stratosferica come una navicella spaziale, con rianimatore, chirurgo, San Gennaro e la Madonnina, non è possibile alcuna rianimazione in uno SE progressivo. Solo l’intervento chirurgico immediato o rapido l’avrebbe salvato. E questo sarebbe stato il caso a mio parere anche se fosse stato operato entro le 09.00 in uno dei due ospedali – era stato rilasciato dal NP dopo l’esame tra le 08.00 e le 08.30. Un settantenne sarebbe morto entro massimo 2-3 ore.

ERRORI

Il pz doveva essere operato subito dopo la mancata risposta alle trasfusioni di sangue e liquidi e con una Emoglobina a 7 ab initio! Questo è il consensus internazionale, ed italiano pure!

Non doveva essere mandato per l’Angio-TAC neanche se si sospettava una lesione dell’aorta toracica al Rx torace, indicazione principale per quell’esame in urgenza dopo un trauma.
[Una lesione contenuta in presenza di una emorragia interna severe progressiva viene trattata dopo l’arresto della emorragia che in quel momento, per il fatto che la lesione toracica era contenuta, avrebbe priorità, cioè prima arresta l’emorragica e poi tratta la lesione aortica. Non poteva infatti essere una lesione aortica non contenuta perché sarebbe morto molto prima se non trattata. La decisione sulla priorità di trattamento dipende in questi casi di concomitante emorragia interna e lesione aorta toracica dalla valutazione clinica iniziale. Probabilmente l’errore è stato che si sono affidati ad un Rx torace con pz supino mentre è con paziente seduto e con sondino nasogastrico in situ che il sospetto alla lastra di possibile lesione aortica è da considerare una indicazione per una Angio-TAC di conferma o esclusione.]

Il fatto che al NP abbiamo detto ai genitori che l’esame è stato normale e che potevano vedere il figlio nel pomeriggio è abbastanza inquietante. Un pz in quelle condizioni doveva essere tenuto al NP ed operato lì se per statuto e costituzione era un ospedale con più servizi specialistici ed expertise. Il mandarlo indietro al LM risponde più a logiche burocratiche che a quelle umanistiche ed etico-professionali. Il ragazzo si sarebbe potuto salvare anche se operato entro le 09.00 con un anestetista ed un chirurgo esperti. In un TC avrebbero potuto salvarlo anche dopo anche se con complicazioni serie.

Non è accettabile che non si riesca ad identificare la sede dell’emorragia e lasciare morire un ragazzo giovane di SE progressivo non compensato dopo 15 ore dall’ammissione ospedaliera!!!!!! Questo mero fatto significa o incompetenza/inadeguatezza professionale o negligenza – meno peggio la prima ovviamente perché dipende dalla preparazione e selezione dello staff e non da consapevolezza di arrecare danno per omissione, che la seconda, in qual caso si giustificherebbe un reato colposo e l’intervento della magistratura.

Anche ammettere di non essere in grado di trattare il pz e il riferirlo immediatamente a centri più idonei sarebbe stato un atto di onestà etica professionale. Il ragazzo è stato trattato come ‘un morituro con audience’!

Nello specifico, cioè analizzando tutte i possibili scenari medici di questi casi.
– L’emorragia dalle fratture al bacino e femore/i non possono essere stati la causa dell’emorragia progressiva visto che il ragazzo è stato visto camminare dopo l’incidente. Per quella ragione in ogni caso erano entrambi trattabili e non avrebbero potuto portare al decesso del pz – solo la frattura al sacro avrebbe rappresentato un problema serio (danni ai vasi femorali da escludere perché avrebbero portato al decesso prima e fratture del femore trattabili inizialmente con splint e trazione il femore; trattabili con fissazione esterna l’osso sacro, l’osso ileo, e il femore; arrestabili con laparotomia +/- embolizzazione in radiologia interventistica sanguinamenti dall’osso sacro o dai rami dei vasi iliaci se continuavano a destabilizzare la pressione dopo la fissazione esterna).
– Se era l’Aorta Toracica cedi sopra commenti all’Angio-TAC.
– Traumi chiusi severi con lesioni al cuore stesso o altre emorragie intratoraciche, improbabili se hanno fatto un esame clinico iniziale approfondito, una ecografia al cuore, e le radiologie toraciche sono state interpretate correttamente, erano tutte lesioni trattabili senza problemi in presidi specializzati entro quelle 15 ore del calvario del pz!!!!!!!!!!!!
– Se infine c’e’ stata una emorragia interna intra-addominale, non averla diagnosticata prima (ecografia, lavaggio peritoneale diagnostico), non essere intervenuti al LM, è inaccettabile ed indifendibile.

Comunque la si giri e qualunque sia stata la sede della emorragia, le responsabilità, dal punto di vista medico che da quello etico, non possono che gravare su chi l’ha valutato, chi l’ha mandato in giro per esami inappropriati con relativa perdita di tempo in condizioni già ovvie per un intervento d’emergenza, chi non è intervenuto dopo la risposta alle trasfusioni iniziali e dopo in qualsiasi momento fino a, con ragionevole assunzione, circa quattro ore prima del decesso quando poteva ancora essere salvato, o chi non ha riferito subito o in tempo utile il ragazzo a centri specializzati o con expertise e logistica superiore. Dai cinque punti fermi su cui tutti i media e i testimoni sono concordi, si può dire che è stata una morte assurda, gratuita, prevenibile, prevedibile, inaccettabile, ed indifendibile.

F G Bonanno, 28.08.17

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FABRIZIO BONANNO 29 Agosto 2017 - 16:17

C’è un altro scenario possibile: una emorragia retroperitoneale cioè, per i non tecnici, nel compartimento posteriore dell’addome ma non nella anteriore cavità intra-addominale. Questo spiegherebbe il perchè della richiesta della TAC anche in concomitanza con la frattura sacrale – il sacro è nel retroperitoneo. Se ci fosse stata infatti una emorragia intra-addominale di quella entità ab initio i.e. con Emoglobina iniziale di 7 il paziente non operato sarebbe morto entro mezzanotte!!! Ha fatto di tutto per farsi aiutare dai medici in tempo utile e il suo corpo ha resistito così a lungo l’emorragia che poi lo ha ucciso da dare ai medici tutto il tempo necessario ed abbondante per salvarlo, tempo che non è stato utilizzato.
Anche se si fosse sospettata una emorragia retroperitoneale la TAC, in presenza di uno stato di shock non compensato (cioè non risposta alle trasfusioni iniziali con normalizzazione della pressione e tendenza alla normalizzazione della frequenza cardiaca, test ed informazione fondamentale per decidere l’immediatezza dell’intervento salva-vita per arrestare l’emorragia), la TAC sarebbe stata controindicata in quel caso anche se fosse stato possibile farla al LM!!!!!!
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Inoltre, non c’è bisogno della TAC per decidere se una emorragia è retroperitoneale. Una volta che il lavaggio peritoneale diagnostico e l’ecografia addominale avessero escluso una origine retroperitoneale, in ogni caso: i) l’eco avrebbe dovuto evidenziare segni indiretti di lesioni retroperitoneali attorno ai grandi vasi e alla zona renale; ii) una volta escluse altre cause di emorragia severe (emorragie esterne, ematomi cosce che si espandono normale esame clinico o radiologico del torace, eco al cuore e lavaggio peritoneale diagnostico e eco addominale negativi, allora per esclusione l’emorragia non poteva che essere retroperitoneale. Pertanto, in presenza di quel quadro clinico, bisognava intervenire al più presto al LM, o anche al NP. Antonio Scafuri sarebbe dovuto entrare in sala operatoria entro mezzanotte, massimo l’una!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Anche in TC già collaudati e negli Usa si sono commessi errori deleteri come chiedere la TAC o altri esami davanti a simili quadri clinici! Io non mi soffermerei sui racconti dei contrasti personali davanti alla gravità e criticità di un caso del genere, che sono solo di pertinenza dell’ospedale e dell’ODM. Se non c’è negligenza colposa o dolo cioè consapevolezza di arrecare danno o non prevenirlo, a parte il riconoscimento degli errori nell’ambito medico o interno all’ospedale, ogni ulteriore sanzione sarebbe eccessiva. Si può sbagliare e gli errori in buona fede non dovrebbero essere sanzionati penalmente.
I trauma centers sono nati negli USA proprio dopo aver visto che molti decessi dopo i traumi erano evitabili se i pazienti venivano valutati e trattati in un solo centro. In Italia solo a Milano hanno fatto uno studio confidenziale sulle morti evitabili post-trauma. Milano e Bologna ad esempio hanno centri dedicati solo ai traumi che sono efficienti, ben organizzati, e sviluppati nel corso di anni.

FB, 29.08.2017

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FABRIZIO BONANNO 4 Settembre 2017 - 15:29

All’autopsia sono state riscontarti: i) la frattura della testa del femore e ii) della clavicola, iii) un’emorragia ‘addominale’ (!) e iv) una subgaleale, cioè al cuoio capelluto. I medici del Loreto Mare chiesero un esame che si fa in urgenza, l’arteriografia, per controllare l’origine dell’emorragia, e per il quale Antonio dovette attendere quattro ore. Tornato dal Pellegrini – dove peraltro l’esame era risultato negativo – il ragazzo era cosciente, ma alle 10 ebbe un infarto e fu rianimato. Nuovo infarto alle 14, i medici riuscirono a farlo riprendere ma al terzo arresto cardiaco, alle 16, morì. Si attende il risultato degli esami istologici e di quelli tossicologici per capire se Scafuri fosse sotto l’effetto di stupefacenti al momento dell’incidente.>>

Il ragazzo è morto perché l’emorragia presumo intra-addominale – o era retroperitoneale ? – non è stata arrestata!
La frattura della clavicole è la ragione perché hanno sospettato una lesione vascolare toracica, probabilmente per la errata interpretazione della opacità dei tessuti molli attorno alla frattura, ed impropriamente chiesto una Angio-TAC.

Dall’articolo sul sito da cui ho preso le informazioni di cui sopra non è specificato a) se l’emorragia era intra-addominale o retroperitoneale, b) la quantità dei coaguli E C) DA DOVE VENIVA QUAL SANGUE!!!! Quest’ ultima informazione è rilevante e cruciale nello stesso tempo dato che i) una sospetta emorragia retroperitoneale poteva essere un’altra indicazione per una AngioTAC; ii) doveva esserci più della metà della quantità di sangue del pz nella cavità addominale (intra o retro) cioè 3 L di sangue coagulato circa, come minimo, abbastanza da uccidere il pz non essendo stata arrestata l’emorragia; III) non esistono emorragie che non si possono arrestare, ovunque siano e da quale organo provengano.

Che l’emorragia/e è quello che ha ucciso AS è confermato anche dagli infarti miocardici cominciati alle 10.00, che provano il dissanguamento con scarso sangue arrivante al cuore che ha causato gli infarti, e dalla negativa arteriografia. L’emorragia chiusa dentro lo scalpo avrebbe al massimo contenuto poche centinaia di Ml di sangue. Se si considera che ci vuole una perdita di circa la metà della quantità di sangue nel corpo in un giovane di quella stazza ed età (70 mL/Kg) per causare arresto cardiaco da dissanguamento i.e. emorragia progressiva continua non arrestata. Siccome il ragazzo ha resistito al dissanguamento per 16 ore e già da per 12 ore prima del primo IM e con l’informazione che si sa dall’ esperienza, e che è anche consensus in questi casi, e che cioè in pazienti sani e forti e giovani si ha AC o exitus dopo perdite della metà del proprio volume di sangue, allora dentro all’addome dovevano esserci almeno 3 L di coaguli.

Non essendo stati riportati raccolte di sangue
– alla parete toracica (cioè nello spazio sub-pleurico e note come emotorace)
– nel mediastino
– nella cosca per frattura della parte centrale del femore suggestiva di lesioni ai vasi femorali – non la testa!
E non essendo stata riportata una emorragia esterna………………….

LA CONCLUSIONE E’ CHE E’ STATA L’EMORRAGIA INTRA O RETROPERITONEALE NON ARRESTATA AD UCCIDERE IL RAGAZZO.
L’AFFERMAZIONE CHE L’AUTOPSIA SIA STATA INCONCLUSIVA, SE FOSSE VERA, SAREBBE UNA OFFESA ALL’INTELLIGENZA. IL 7 DI EMOGLOBINA ALL’ESAME INIZIALE, LA NON RISPOSTA CON UN MIGLIORAMENTO DEL QUADRO EMOGLOBINA ALLE TRASFUSIONI INIZIALI E TUTTO IL RESTO SFORTUNATAMENTE NON DA’ SCAMPO DAL PUNTO DI VISTA TECNICO-PROFESSIONALE AI SANITARI COINVOLTI. INFINE, SE NON SE LA SONO SENTITA DI INTERVENIRE ALLORA E’ ANCHE PEGGIO, DATO AVREBBERO DOVUTO TRASFERIRLO CON QUALSIASI MEZZO DOVE SAREBBE STATO OPERATO E SALVATO. SE E’ STATO UN CASO DI OMERTA’ ED OMISSIONE DI SOCCORSO, ALLORA E SOLO ALLORA SAREBBE IMPERDONABILE.

ERA UNA EMORRAGIA FACILMENTE DIAGNOSTICABILE E NON CI SONO SCUSE PER NON AVERLO FATTO.

NON CI POSSONO ESSER SCUSE NEANCHE PER NON AVERLA IDENTIFICATA ALLA VALUTAZIONE INIZIALE AL LM DATO CHE IL DECISION-MAKING E’ STANDARDIZZATO ORMAI DA DECENNI e non c’era neanche bisogno di ulteriori esami dopo quelli di standard di base.

NON CI SONO SCUSE PER AVER FATTO ESAMI NON APPROPRIATI, IMPROPRI E NON NECESSARI (TAC, ANGIOTAC, ARTERIOGRAFIA) DEL TUTTO NON-INDICATI E DANNOSI PER LA PERDITA DI TEMPO. DI CONSEGUENA TUTTA L’ENFASI SULLA AMBULANZA E’ IRRILEVANTE E PERTINENTE SOLO ALL’OSPEDALE E ODM MA ININFUENTE ALLA STORIA NATURALE DEL CASO. SAREBBE MORTO ANVCHE SE AL POSTO DELL’AMBULANZA CI FOSSE STATA UNA NAVICELLA SPAZIALE SUPERATTREZZATA, IL DR FLOK, SAN GENNNARO E SANTA MARIA DI LORETO.

IL RAGAZZO ANDAVA OPERATO ENTRO DUE-TRE ORE DALL’AMMISSIONE AL LM.
INOLTRE, POTEVA ESSERE SALVATO ANCHE SE FOSSE STATO OPERATO DA UN BUON TEAM (AN E CHIR) ENTRO LE 09.00 AL NP

GLI ESAMI TOSSICOLOGICI! SERVONO SOLO AI FINI DELL’INCIDENTE CHE LO HA COINVOLTO. SONO IRRILEVANTI IN QUEL QUADRO DI STORIA NATURALE E DECORSO.

IL COINVOLGIMENTO DELLA MAGISTRATURA DA PARTE DEL RESP DEL PS E’ STATO A MIO PARERE UN ERRORE ANCHE SE IN QUALCHE MODO COMPRENSIBILE IN SITUAZIONI DI STRESS E NEL TIPO DI AMBIENTE DI LAVORO E ATMOSFERA IN CUI SPESSO SI LAVORA IN ITALIA.

LA MAGISTRATURA DOVEVA ENTRARCI SOLO SE C’E’ SOSPETTO DI DOLO E CONSAPEVOLEZZA DI ARRECARE DANNO PER AZIONE O OMISSIONE DI SOCCORSO.

L’INCIDENTE SOCIALE DOVEVA RIMANERE SOTTO CONTROLLO DI UNO/A SPOKEPERSON DELL ‘OSPEDALE CHE ANNUNCIAVA INDAGINI INTERNE E ASSOLUTA FERMEZZA NELLA RICERCA DELLA VERITA’.

ADESSO INVECE SI PUO’ SOLO CHIEDERE SCUSE PUBBLICHE DA PARTE DELL’OSPEDALE ALLA FAMIGLIA DEL RAGAZZO.

ALLO STESSO TEMPO SI DOVREBBE – NON C’E’ SCELTA – SANZIONARE PROFESSIONALMENTE DA PARTE DELL ‘OSPEDALE E DELL’ ORDINE DEI MEDICI, I SANITARI RITENUTI RESPONSABILI DEL DECESSO (AMMONIMENTI DISCIPLINARI, SOSPENSIONE, LICENZIAMENTO, RIFERIEMENTO ALLA MAGISTRATURA). QUESTO E’ QUELLO CHE SAREBBE SUCCESSO IN TUTTI GLI ALTRI PAESI OCCIDENTALI.

L’INTERVENTO DIRETTO DELLA MAGISTRATURA AB INITIO E’ UNA ANOMALIA MASOCHISTICA E FORTEMENTE AUTO-LESIONISTA TUTTA ITALIANA. LA MAGISTRATURA HA IL DOVERE DI INDAGARE DOVE C’E’ O CI PUO’ ESSERE DOLO. NON DOVREBBE DOVER DIRE <>. MA SOLO DOPO AVER DECISO PER IL RINVIO A GIUDIZIO SI POTEVA RENDERE PUBBLICA LA ROSA DEGLI INVIATI A GIUDIZIO. FARLO PRIMA E’ BARBARICO E CONTROPRODUCENTE. TRA L’ALTRO SE NON C’E’ DOLO OGNI SANZIONE PENALE E’ ECCESSIVA E INAPPROPRIATA. AL CONTRARIO SE INVECE CE’ DOLO. SENZA RESPONSABILITA’ DI DOLO LE SANZIONI DOVREBBERO RESTARE RESPONSABILITA’ INTERNE ALL’ OSPEDALE E ALL’ODM.

DANNEGGIARE CONSIDEREVOLMENTE L’ AUTO-FIDUCIA E L’AUTO-STIMA DEI MEDICI COINVOLTI NON SERVE A NESSUNO. E’ SOLO UN ESERCIZIO DISTRUTTIVO. TRA L’ALTRO PORTA POI AD UNA MEDICINA DIFENSIVA, ALLA MANCANZA DI SVILUPPO DEL SENSO CLINICO E ALLE PLETORE DI ESAMI NON NECESSARI CHE GRAVANO SULLE CASSE DELLA SANITA’ PUBBLICA. L ‘ETICA DEL MEDICO E LA SUA PROFESSIONALITA’ SONO I DUE FATTORI DI SPINTA AD UN COINVOLGIMENTO TOTALE ED UMANISTICO. LAVORARE CON LA SPAD DI DAMOCLE DELL’AVVISO DI GARANZIA NON SERVE A NIENTE ED A NESSUNO.

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Christian 5 Settembre 2017 - 11:39

Un commento, il suo, che dire esaustivo è poco. Ha messo in evidenza problematiche che nessun giornale è riuscito a fare, come la necessità di un ortopedico. Inoltre è inammissibile che si provi a spostare l’attenzione sugli infarti e quindi sulla mancanza dell’ambulanza rianimativa. Avrebbero potuto rianimarlo anche 10 volte, lo shock emorragico era inevitabile in mancanza di un intervento. Morire dopo 11 ore per un’emorragia intra o retroperitoneale che sia, è inammissibile. Non vi era traccia di emorragia dell’aorta addominale né dei vasi femorali, anche perché il pz sarebbe morto in pochi minuti. Avevano tutto il tempo per fare ciò che lei ha spiegato nei commenti precedenti meglio di me.

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FABRIZIO BONANNO 5 Settembre 2017 - 13:32

Sono d’accordo con te, Christian. Addirittura il ragazzo è morto dopo 18 ore dall’ammissione al LM se è morto alle 16.00 e fu valutato alle 10.00 della sera prima. l’ortopedico a mio parere c’entra poco. Le fratture della testa del femore non portano a morte ma potrebbero portare a disabilità se alcune fratture – non appare specificato il tipo – non vengono trattare entro ore per la perdita possibile della testa del femore per ischemia. Comunque non essendo il caso di una frattura dell’osso sacro – possono uccidere facilmente entro due ore – o del corpo del femore con coinvolgimento dei vasi femorali – ortop e chir vasc erano da chiamare in quel caso – e non c’entrando niente i cosiddetti rianimatori – come se altri medici non potessero ‘rianimare i pz e chiamati anestetisti negli altri paesi – rimane tutta una questione tra il reparto della chirurgia e del PS. L’ortopedico doveva solo metter su ‘trazione cutanea e splint’ la gamba. Se per organizzazione interna, di solito prassi usuale in Italia, una volta che il PS ha valutato e riferito il pz alla chirurgia, allora la palla del decision-making passa ai chirurghi. Questo è il motivo per cui il Resp del PS, che sembra l’unico del PS che abbia visto il ragazzo, non è stato indagato. Qui si potrebbe aprire una controversia su come sono organizzati i trauma centers o i servizi a cui i traumi sono da afferire. Nei paesi occ. il PS alias Emergency Medicine, prima chiamati Accident & Emergency Dept, deve valutare e stabilizzare il pz. da noi invece sono ceni di smistamento, tanto più veloce e con soddisfazione e rilievo tanto più grave è il pz. Il radiologo potrebbe entraci se è lui che ha chiesto i vari esami extra quelli di base o ha mis-interpretato le lastre. Anche qui potrei dire che negli altri paesi occidentali è il medico di PS o i chirurghi che leggono le lastre – o i medici nel caso di emerg med – da noi è tutto ‘federalizzato’ o per usare un termine letto di recente sul caso, ‘deresponsabilizzato’ . invero non c’è dubbio alcuno ed è una certezza e consensus mondiale che i traumi visti dl un team dedicato solo ai traumi e in centri specifici afferenti una popolazione di 3 M di utenti hanno risultati di gran lunga superiore che servizi spezzettati in competenze. In parecchi ospedali addirittura sono è il trauma team che fa anche la chir tor e vasc e cardiaca. C’è poco da dire oltre. L’ospedale dovrebbe chiedere scusa alla famiglia ed impegnarsi per la verità. Il resto è pertinenza dell’ospedale e dell’ODM. La magistratura entrerebbe solo se c’è inconfutabile dolo. Su questi punto non è giusto commentare da parte di medici, me compreso. Se ci sono danni al pz allora le assicurazioni del medici o dell’ospedale – spesso entrami vengono interessate – prendono in mano la faccenda. Se ci assicuriamo come autisti perché no nelle professioni specie quella medica? In genere e paradossalmente ma anche con senso i decessi non vengono coperti ma i danni personali e quelli indiretti sì – ad esempio se il ragazzo fosse stato padre di famiglia che dipendeva dalla sua esistenza e lavoro per sopravvivere. La gogna mediatica è brutta da vedersi ed è negativa in ogni caso per tutti.

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