di Sara Pollasto con la collaborazione di Mena Silvestre e Luca Mele
In vista delle numerose minacce volte ai giornalisti e della loro situazione di precariato, per la prima volta una manifestazione nazionale ha visto cronisti da tutta Italia riunirsi a Piazza Forcella, nella Biblioteca intitolata ad Annalisa Durante, vittima innocente di camorra, uccisa per errore a 14 anni. L’evento, organizzato dal Sindacato Unitario Giornalisti della Campania (SUGC) in collaborazione con la Fnsi, ha lo scopo di rilanciare temi essenziali che riguardano la professione: dall’eliminazione del carcere per i giornalisti alle querele temerarie, dal lavoro precario alla sicurezza dei cronisti e alla necessità di rendere sempre più reali le promesse dell’articolo 21 della Costituzione, cioè concedere quella libertà di informazione di cui lo Stato ha bisogno.
Al dibattito hanno partecipato i vertici della Federazione Nazionale della Stampa italiana, e delle Associazioni regionali di Stampa, i cronisti che vivono sotto scorta e tutti i maggiori impegnati nel rilancio del rione: Blu Parthenope, Associazione italiana biblioteche, Consulta delle Associazione delle Organizzazione di Volontariato – Municipalità 2, comitato Rinascita di Forcella, associazione di promozione sociale Soma&Psiche e i Teatrini.
Paolo Borrometi, giornalista ripetutamente minacciato dalla mafia, ha raccontato la sua vita sotto scorta evidenziando l’importanza dell’evento nel dare voce ai giornalisti: “In Campania sono tanti i giornalisti che con il loro lavoro contribuiscono all’informazione libera dei cittadini. E’ in loro difesa che è stato organizzato quest’evento”. “Il popolo – dice Borrometi – sarà libero di scegliere solo quando saprà, per questo è nel loro interesse che l’informazione circoli libera, secondo quanto stabilito dall’Articolo 21”.
Forcella dunque, periferia nel centro della città, diventa simbolo del cambiamento in vista di quello che è stata la seconda tappa di un percorso nazionale, dedicato ai giornalisti e alla libertà di stampa.
“Chiediamo al Governo – dice Raffaele Lorusso, segretario generale FNSI – di mettere in campo strumenti concreti per contrastare le minacce ai cronisti e ogni forma di “bavaglio” all’informazione, e per combattere il precariato”. “La precarietà del giornalismo – continua Lorusso – non è più un fattore fisiologico, bensì un fattore patologico che impoverisce l’informazione e indebolisce la validità dell’Articolo 21”. Per questo associazioni quali la Federazione Europea dei giornalisti, a cui aderisce anche la FNSI, si sono impegnati nella creazione del movimento di “Giornalismo come bene pubblico” (Journalism as public good) , attivo in Itali e in tutt’Europa.
In vista di questa preoccupante verità, un ulteriore cambiamento dovrebbe essere effettuato nell’ambito di Internet, che rappresenta una grande opportunità per la diffusione di qualsiasi tipo di notizia, vera o falsa che sia, ed è in vista di questa possibilità che si verificano le più significative deformazioni del concetto di libertà concessa dalla Costituzione. “Internet è uno strumento potentissimo per la libertà, ma taluni lo usano come luogo di pestaggio spesso verso i cronisti coraggiosi, verso chi combatte contro mafia, malaffare e corruzione” – dice Giuseppe Giulietti, Presidente Nazionale della FNSI . “Ogni schiaffo, ogni testata, ogni aggressione verso i cronisti, è un’aggressione verso la comunità che vuole essere informata”, conclude fermamente il Presidente.