di Syria D’Agostino
Carlo Cremona, fondatore dell’associazione “I-Ken”, offre una descrizione a tutto tondo il mondo della Lgbt. Una descrizione, dettagliata, del come e perché oggi, nel 2018, ci si ritrovi ancora di fronte a discriminazioni, anche all’interno della stessa comunità. Etero, gay, trans: prima di tutto si è persone. Su questo pone l’accento Cremona che invita a impegnarsi non solo nelle battaglie per i propri diritti, ma anche in cause come la difesa dell’ambiente, i rifugiati, i bambini in Africa.
E’ giusto utilizzare il termine comunità per definire la LGBT?
“Non ritengo che sia il termine più adeguato per definire propriamente la Lgtb dato che non esistono luoghi per accogliere coloro che ne fanno parte”.
La famiglia Lgbt è immune dalla discriminazione?
“All’interno della Lgbt c’è camorra, donne che commettono violenza verso le proprie compagne, criminalità, ma, esattamente come nel resto del mondo, anche cittadini che fanno il loro dovere, pagano le tasse e trattano con rispetto il prossimo. Dunque richiediamo, semplicemente, di essere considerati come persone e non per il nostro orientamento sessuale o per la nostra identità di genere. Purtroppo, omofobia e discriminazione sono anche all’interno della stessa famiglia Lgbt. Spesso gli omosessuali con atteggiamenti più femminili sono esclusi dalle serate gay. I transessuali non operati sono, talvolta, sotto le mire di coloro che hanno avuto una transizione completa. Ci sono omosessuali razzisti, discriminatori tra Nord e Sud italia. La Lgbt è divisa come il resto del mondo”.
E’ giusto nascondere il proprio orientamento sessuale per timore del giudizio e della reazione del prossimo?
“Gli omosessuali hanno spesso fastidio a essere identificati per il loro orientamento sessuale, per paura di essere discriminati. Ma di certo, non dobbiamo lasciare che la paura che qualcuno commetta un’aggressione nei nostri confronti impedisca di mostrarci per ciò che siamo. Nel caso in cui venga commessa una qualsiasi violenza verso un membro della Lgbt, esattamente come se si trattasse di una persona etero, la prima cosa da fare è denunciare. Rainbow centre, una casa di accoglienza per chi ne ha bisogno, è disponibile ad accogliere le denunce e accompagnare le persone che sono vittime di aggressioni nel percorso legale. Ma il tema della sicurezza riguarda tutti, dovrebbero esserci percorsi di formazione dove imparare l’educazione civica, il rispetto delle leggi e quello per il prossimo. Un ruolo importante, in questo ambito, lo hanno la famiglia e la scuola che devono formare ed educare i ragazzi.”
E’ possibile dare una definizione di “famiglia arcobaleno”?
“Nella gran parte dei casi quando si parla di famiglie arcobaleno si tende a dare una rappresentazione di famiglia con due mamme o due papà, spesso quest’ultima non è accettata, poiché nella mente degli italiani, per lo più Cattolici, risiede l’idea di “famiglia Cristiana”: padre, madre e figli. Ma perché ridurre solo a questo la definizione di famiglia arcobaleno, quando esistono famiglie eterogenee, ad esempio padre caucasico e madre afro-italiana, oppure famiglie allargate con genitori divorziati, famiglie con figli adottati?”.
C’è qualcosa che vorrebbe dire a chi ritiene che l’impegno vada rivolto solo al mondo Lgbt?
“Dobbiamo mostrare che non siamo funzionali solo per noi stessi, non bisogna mobilitarsi unicamente per il gay pride, ma per tutto, ad esempio per la salvaguardia dell’ambiente o per tutelare i diritti dell’infanzia nei paesi africani mandando dei fondi e offrendoci come volontari. Uno degli obiettivi della LGBT è di migliorare la società nel suo insieme, a questo proposito abbiamo fondato Rainbow centre per accogliere la diversità nel suo insieme e sotto ogni punto di vista”.