Probabilmente è destinata a fare scuola, in fatto di social media marketing e web marketing, l’improvvisa scomparsa dal web dei Radiohead. Come riportato da Dailynews24, dalla sera del primo maggio i profili social del gruppo sono stati svuotati di ogni contenuto. Lo stesso vale per il front man del gruppo, il cantante Thom Yorke, che non ha più alcun tipo di contenuto su Facebook e Twitter. Il sito della band, www.radiohead.com, è una pagina bianca. Il tutto sembra a tutti gli effetti essere una trovata geniale: far parlare di sé smettendo improvvisamente di comunicare sui canali digitali.
RADIOHEAD: TRE INDIZI FANNO UNA PROVA
Del resto, non è la prima volta che qualcuno decide di scomparire – anche per fini promozionali – dal web, se non dal mondo. Non ultimi, proprio i Radiohead.
Perché pensare a una campagna promozionale per il lancio di un nuovo disco? Tre gli indizi al momento a disposizione dei fan del gruppo rock inglese. La scomparsa digitale, sicuramente, ma anche – come riporta egregiamente Il Post – la creazione di una società ad hoc, come di uso della band quando c’è da gestire il lancio di un nuovo album e di un nuovo tour. Ultimo, ma non ultimo, un volantino recapitato agli appassionati della band per posta, quelli che negli ultimi mesi hanno acquistato qualcosa dallo store del sito internet dei Radiohead. Burn the Witch, letteralmente “Brucia la strega”, il messaggio stampato sul volantino. E, sotto, è possibile leggere, we know where you live, “Sappiamo dove vivi”.
Altre possibili interpretazioni? Come scrive Jacopo Iacoboni su La Stampa, esiste la possibilità da parte dei Radiohead di voler lanciare un messaggio, una volontà di fuga, in linea con la storia e i trascorsi di Yorke e dei suoi compagni. Del resto, “ridurre alla promozione questa scelta – scrive il giornalista – è riduttivo per l’ultima band tra indie e mainstream che di promozione non ne abbia bisogno”.
COME SCOMPARIRE: LA CANZONE – TUTORIAL
Il tema della scomparsa è molto caro ai Radiohead, del resto. Questa è “How to disappear completely”, del 2000.
(photo by g_leon_h Flickr)
